Guida Emilia Romagna da bere e da mangiare: viaggio nel gusto

La guida al vino e al cibo dell'Emilia-Romagna. Il Lambrusco e il Sangiovese di Romagna danno il via a nuovi produttori e stili.

Di Lele Gobbi
Feb 20, 2023
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Una guida sui cibo, vino e i piaceri dell'Emilia Romagna

Per quali cibi è conosciuta l'Emilia-Romagna?

L’elemento unificante delle due aree che compongono la regione, sinonimo da sempre di civiltà, fertilità del suolo e abbondanza di prodotti agricoli, è la zootecnia: soprattutto suina nel settore emiliano, anche ovina in quello romagnolo. Risultato di un’esperienza secolare, formaggi come il parmigiano reggiano, insaccati come la mortadella, o stagionati come il prosciutto di Parma e il culatello, rappresentano a ottimo diritto l’immagine dell’eccellenza di questa zona.   

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Quali sono i prodotti tipici dell'Emilia Romagna?

L’elenco dei prodotti potrebbe proseguire a lungo, transitando dalla coppa piacentina ai salami all’aglio di Ferrara, dalla piadina romagnola allo squacquerone e al raviggiolo, dall’aceto balsamico tradizionale di Modena e Reggio Emilia, fino ai sublimi prodotti ittici: dall’anguilla al pescato del mar Adriatico. Sicuramente una delle aree più golose del pianeta, perché qui tutto parla dello “star ben a tavola” e del piacere enogastronomico.

 

 

Già, una tavola imbandita di specialità che parla realmente delle sue genti, umili e operose, talvolta anche esuberanti (specie nella riviera Romagnola), ma sempre e comunque garbate, serie ed entusiaste.   I concetti di tipicità e tradizione, di antico e moderno, si accorpano, poiché il cibo (e il vino) sono davvero sentiti come cultura (più che da tantissime altre parti), stile di vita, immagine di sé. 

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Quali sono i piatti tipici dell'emilia romagna?

Dalla cucina in musica del Parmense, alla concretezza appagante di un pasto reggiano, alle eleganze ducali di Modena a tavola, all’eccellente cibo di strada romagnolo, l’Emilia-Romagna è un tripudio di gusto e di elaborazioni culinarie: un insieme di prodotti squisiti da cui nasce una cucina di territorio talvolta basata sul lavoro di sapienti mani di rézdore, le donne reggitrici del desco familiare, un tempo motore della società emiliana contadina e borghese, che dall’impasto di semplici elementi plasmano autentici capolavori quali i tortellini, i cappelletti, gli anolini, le lasagne, i tortelloni, i passatelli, le tagliatelle, i maltagliati, gli strozzapreti…

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Qual è il vino tipico dell'Emilia Romagna?

Per quanto riguarda l’Emilia, la tendenza è sempre stata quella di bere vini mossi, frizzanti o anche spumanti (ovvero con più carbonica) e in particolare con le province di Modena, Reggio Emilia e Parma è un vitigno a essere protagonista indiscusso di un universo piuttosto variegato: quello del Lambrusco (dal latino Vitis labrusca, con cui si indicavano le viti selvatiche che crescevano ai margini dei campi coltivati), “i cui grappoli bianchi e rossi producono nettari speziati e fragranti, che fanno una schiuma deliziosa quando vengono versati nel bicchiere”, come diceva Andrea Bacci alla fine del 500. 

 

Che cosa è il Lambrusco?

Dalle versioni rosa al color rubino con toni violetti si giunge fino a colori più scuri, quasi porpora e dal leggero e gustoso con profumo di viola con sapore di fragola e ciliegia si passa ad una schiuma ancora più vivace; oppure ad aromi di frutta selvatica, corpo più strutturato e gusto più concentrato. E dalla tipologia frizzante attraverso metodo Charmat, si passa ormai tranquillamente a pregevoli metodi classici con tanto di sboccatura, fino a rifermentazioni in bottiglia (metodo ancestrale), appartenente quest’ultimo, alla più antica tradizione locale.  

 

La decisa sapidità e il sapido fruttato dei Lambrusco secchi ne fanno il vino più adatto ai piatti emiliani, molto sapidi e grassi. I Lambrusco più consistenti si accompagnano bene alle carni arrosto, ai salumi e ai ragù, mentre quelli più leggeri, semplici e vivaci, allo zampone e alla mortadella.  

 

Chi produce un buon Lambrusco?

Del Lambrusco Reggiano e Colli di Scansano e Canossa ci colpiscono senza dubbio quelli di Moro, Cà de’ Medici, Medici Ermete, Lini Oreste e figli, Lombardini, Emilia Wine, Fantesini e Venturini Baldini. Del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro e di Modena ci allietano le giornate quelli di Cleto Chiarli, La Battagliola, Pederzana, Fiorini, Fattoria Moretto, Ca’ Berti, Corte Manzini, Le Casette, Opera02 e Pezzuoli. Infine del Lambrusco di Sorbara (probabilmente il più noto) e Salamino di Santa Croce ci deliziano il palato quelli di Cantina della Volta, Paltrinieri, Zucchi, Francesco Bellei, Cavicchioli, Marchesi di Ravarino, Il Borghetto e Sergio Campana.   

 

Da pochissimo tempo, dalla fine di settembre 2020, il Lambrusco è ora sotto un unico super Consorzio di Tutela che riunisce tutti quanti, per parlare una lingua comune e trasmettere al mondo le innumerevoli sfaccettature, stili e interpretazioni con un lavoro più condiviso e diretto. Un nuovo passo storico, voluto soprattutto dalle giovani leve, i primi a credere con orgoglio e fierezza in questo rinascimento enologico e a coniugare un bel mix di conoscenza e audacia vitivinicola.  

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Che cosa è il Sangiovese di Romagna?

Qui siamo nel regno del Sangiovese, che da solo occupa più del 70% del territorio vitato della Romagna, ma la cosa più rilevante è che il vino non solo riflette la forza e il calore della sua terra, ma racchiude anche note di morbidezza che riflettono la sensibilità della sua gente. Un grande rosso dal profumo floreale e frutta a bacca rossa, ottima struttura e finezza di tannino.   

 

Da dove viene il Sangiovese di Romagna?

In particolari areali esso trova le interpretazioni più significative e di carattere: a Bertinoro, detto il “Balcone di Romagna” troviamo un suolo detto “spungone”, a composizione di arenaria che conferisce ai nettari - soprattutto quelli di Tenuta La Viola, Maria Galassi e Raffaella Bissoni – notevole volume, freschezza e tannini di consistenza.  

 

Chi produce il Sangiovese di Romagna?

Molto interessanti sono le aree collinari più elevate di Predappio e Modigliana, sinonimo di Sangiovese minerale e longevo, vigoroso nella trama tannica e non troppo fruttato in gioventù, come le distintive versioni di Noelia Ricci, Tre Monti, Condé, Podere dal Nespoli, Fattoria Nicolucci, Villa Papiano e Drei Donà. Nelle colline di Faenza, il Sangiovese assume ancora connotazioni complesse, sostenute da una buona vena acida, mentre morbidezza, avvolgenza e dolcezza sono invece le caratteristiche del Sangiovese allevato sulle colline di Rimini, come le valide etichette di Enio Ottaviani.  

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