Südtirol 2018 Degustazione e Q&A del Consorzio Alto-Adige

Degustazione dell'annata 2018 Alto Adige. Leggi cosa c'è in vista per il piano del Consorzio per migliorare la diffusione del vino in Alto-Adige Südtirol

Di Francesca Ciancio
Apr 02, 2021
tagAlt.Alto Adige Wine Roads Cover

Quali sono i grandi terroir del mondo? Potremmo dire quelli dove pochi vitigni offrono una miriade di interpretazioni grazie ai differenti suoli e alle tante letture dei vignaioli, ma esistono anche paesaggi vitivinicoli - e l'Italia ne è piena - che hanno nella grande ampiezza ampelografica una ricchezza inestimabile.

Qui i terroir, oltre che grandi, diventano "divertenti" perché offrono differenti scelte per esigenze, per abbinamenti, per sentori e gusti. Pensiamo all'Alto Adige, venti vitigni diversi su 5500 ettari complessivi coltivati tra i 200 e gli oltre 1000 metri di altezza, 218 aziende (ma i viticoltori complessivi sono più di 5000 tenendo conto delle cooperative) per una produzione totale di 330 mila ettolitri che è incentrata soprattutto sui bianchi - 62% - e con rossi che coprono il 38% della produzione. Non vanno inoltre dimenticate le 400mila bottiglie di spumante.

Questo, in cifre, il panorama dei vini alpini dell'Alto Adige, un territorio di montagna che conosce anche gli alberi di agrumi, fondivalle infilati tra le cime e versanti soleggiati, inverni innevati ma anche estati lunghe e calde. Una terra di mezzo, tra la fredda Europa Centrale e la mite zona meridionale.

Le Alpi infatti proteggono il territorio dalle masse fredde e molto umide provenienti dal nord, lasciando entrare da sud i venti caldi e umidi provenienti dal lago di Garda e dal Mediterraneo. Trecento giorni di sole l'anno fanno di questo territorio un Nord che è già Sud.
 

 

IL TASTING ONLINE DEL CONSORZIO VINI ALTO ADIGE

I sei vini degustati in occasione del digital tasting organizzato dal Consorzio Vini Alto Adige hanno confermato non solo la varietà dei vitigni presenti sul territorio, ma anche la loro peculiarità espressiva.

1.  Così in Valle Isarco abbiamo il Kerner Sabiona della cantina Valle Isarco, tre ettari appena appartenenti al monastero di Sabiona e a dimora tra i 400 e gli 800 metri.  Un vino che ha un palato importante, per nulla esile, che rimanda alla pesca e all’albicocca, ma anche alla pietra focaia. Un vigneto bellissimo anche da ammirare coltivato come un giardino da questo convento che è anche una delle mete di pellegrinaggio più note del Tirolo.

2.  Con il Sauvignon Blanc di Gumb Hof, il Praesulis, rimaniamo in Valle Isarco ma più a sud e a un’altimetria più bassa. Una beva di grande dinamicità, dove ai sentori di mela e pera si uniscono quelli più esotici delle spezie, sorretti nel complesso sia da mineralità che da sapidità.

3. In Val d’Adige, nel percorso che porta da Bolzano a Merano incontriamo Terlano e la sua storica cantina cooperativa. Un vino icona è certo il Vorberg, 100% Pinot Bianco, l’etichetta che ha insegnato a tanti a capire come i vini bianchi possano invecchiare e farlo bene. Anche questo 2018 promette bene ma è facile da finire anche adesso: fiori bianchi come biancospino e tiglio, acidità importante, una delicata frutta gialla che dà un po di spinta alla delicatezza della beva.

4. In Bassa Atesina a Cortaccia troviamo il Muller Thurgau di Tiefenbrunner, qui nella sua versione selezione, il Feldmarschall Von Fenner, un’etichetta che nasce oltre i 1000 metri. Un calice davvero particolare perché la matrice aromatica del vitigno incontra la botrytis cinerea che molto spesso si sviluppa in questi tre ettari di vigneto. Il risultato è un mix di freschezza e di spezie esotiche come lo zafferano, ma anche di miele e caramello. Un sorso davvero prezioso.

5.  Sulla riva sinistra dell’Adige in Val Venosta c’è l’azienda della famiglia Pratzner, la Falkenstein. A loro tocca portare il Riesling che è anche la loro uva più importante. Belle escursioni termiche e un versante soleggiato consentono paragoni per nulla arditi con il più famoso vino della Mosella. Questa bottiglia tira fuori sentori di cedro, mandarino, lime, pesca bianca, una sensazione di menta che si ritrova in bocca lasciando il palato fresco e balsamico.

6.  La chiusura tocca al rosso, al Pinot Nero di Castelfeder, il Borgum Novum Riserva. Siamo a Cortina sempre in Bassa Atesina dove la famiglia Giovanett ha sempre puntato tanto su questo vitigno, tanto da farne cinque differenti etichette. Quello che assaggiamo viene dall’altopiano di Glen, con filari tra i 450 e gli 800 metri. Piccoli frutti rossi, croccantezza ed eleganza, ancora bella vivacità, pur trattandosi di un 2017.
 

 

L’AGENDA 2020-2030, L’ALTO ADIGE DEI VINI SI ASSEGNA I COMPITI

In un’azione congiunta con il Centro di consulenza per la fruttiviticoltura, il Centro sperimentale agricolo di Laimburg, l’Accademia Europea di Bolzano, la Libera Università di Bolzano e Alfred Strigl, esperto di sostenibilità, il Consorzio Vini Alto Adige ha elaborato l’agenda Vini Alto Adige 2030, una base sulla quale costruire il futuro della produzione vitivinicola altoatesina che sancisce l’impegno a realizzare una serie di misure concrete entro il 2030. Il lavoro si articola in cinque livelli operativi che corrispondono ad altrettanti pilastri su cui poggia il settore vinicolo, ossia suolo, vigneti, vino, territorio e persone e delinea un percorso di cambiamento da intraprendersi in ognuno di questi comparti.

Per salvaguardare il suolo, l’agenda prevede di passare a una concimazione esclusivamente organica, sostituendo i materiali sintetici monouso con materiali biodegradabili.

Nella gestione dei vigneti sono previste nuove regole unificate per i trattamenti fitosanitari con interventi molto incisivi e già dal 2023 non si potranno più impiegare erbicidi sintetici.

La lotta è rivolta anche alle emissioni di anidride carbonica prodotte dal settore vitivinicolo, mentre gli ultimi livelli operativi riguardano il territorio e le persone.

L’obiettivo da un lato è quello di conservare intatto il paesaggio rurale e tutta la sua filiera produttiva e, dall’altro, quello di coinvolgere tutte le figure che ruotano intorno al settore per poter così agire su larga scala e far crescere il progetto dal basso adeguandolo, strada facendo, alle mutate condizioni economiche, ecologiche e legislative.
 

 

QUALCHE DOMANDA AL DIRETTORE DEL CONSORZIO EDUARD BERNHART

C:  Affrontando l’attualità, come è stato per l’Alto Adige quest’anno pandemico? La mancanza di turismo, oltre che del canale Horeca, quanto ha inciso sulle vendite e la promozione dei vostri vini? 

B:  Teniamo conto innanzi tutto che la produzione vitivinicola dell’Alto Adige è una realtà assai variegata, con quasi 5.000 aziende che occupano circa 10.000 addetti. Nel settore della vinificazione e della distribuzione il territorio è quindi popolato da piccole, se non piccolissime, realtà a gestione familiare che hanno reagito all’anno appena trascorso in modo differenziato ma tutte con l’intento di affrontare con prontezza questa situazione così particolare. Sicuramente i prodotti destinati al canale Horeca, a cui va circa il 50% della produzione vitivinicola altoatesina, hanno subito una flessione maggiore. Teniamo conto, inoltre, che in Alto Adige l’enoturismo, settore intimamente connesso a tale canale di vendita, è un comparto per noi davvero importante, e le chiusure forzate della stagione invernale in particolare hanno avuto un indubbio contraccolpo.

Ciò nonostante, l’Alto Adige del vino ha saputo affrontare con spirito di iniziativa e pragmaticità il momento, potenziando i canali e-commerce e dialogando maggiormente con il consumatore finale tramite i social media al fine di trasmettere l’altissima qualità e grande versatilità dei nostri vini.
 

 

C:  In previsione dell’estate cantine ed enoturismo si stanno attrezzando per l’ospitalità e se sì, in che modo?

B:  L’enoturismo in Alto Adige ha da sempre un grandissimo potenziale e mai come oggi desideriamo poter tornare ad ospitare visitatori, turisti ed appassionati nel nostro territorio. Le cantine si stanno strutturando per poter accogliere in totale sicurezza i visitatori nella piena consapevolezza che qui in Alto Adige abbiamo tutti gli ingredienti per offrire delle esperienze uniche ed indimenticabili.

Anche in questo caso ci viene in aiuto l’ambiente, tenendo conto che l’Alto Adige vanta un Patrimonio UNESCO di inestimabile valore: le Dolomiti, gli innumerevoli sentieri, piste ciclabili e pedonali tra i vigneti che è possibile percorrere in tutto il territorio. C’è poi la strada del vino e oltre 200 produttori che offrono ai turisti la possibilità di vivere in prima persona l’esperienza della viticoltura dell’Alto Adige, per scoprire cosa si nasconde dietro ad un bicchiere di vino.

E poi ci sono gli abbinamenti con la cucina locale, un’altra grande ricchezza dell’Alto Adige. Il vino in particolare in Alto Adige rappresenta un patrimonio culturale radicato nella storia di questo territorio. Qui il vino è una risorsa consolidata.

 

C:  Quando tutto riprenderà “normalmente” il Consorzio continuerà a puntare ancora tanto sull’Italia, o mira a conquistare nuovi mercati per differenziare le vendite?

B:  L’Italia è sicuramente un mercato fondamentale. Per noi il consumatore italiano è di centrale importanza, è un consumatore che ama bere vino di qualità e che conosce e apprezza l’estrema abbinabilità dei vini altoatesini.

È per questo che il Consorzio ha deciso che i nuovi pilastri della strategia di comunicazione per questo 2021 devono essere due: valorizzare la qualità del vino altoatesino e affermarlo nel segmento Premium. In particolare, il Consorzio sarà ancor più impegnato in processi di comunicazione non più soltanto B2B, rivolti quindi agli operatori del settore vitivinicolo, ma anche B2C, al fine di raggiungere quanto più possibile tutti gli appassionati del mondo del vino. Parallelamente non abbiamo mai smesso di lavorare sui mercati internazionali. I vini dell’Alto Adige sono infatti molto apprezzati all’estero, tenendo conto che ad oggi l’export si attesta mediamente intorno al 25%.


I vini dell'Alto Adige ispirano il desiderio di esplorare oltre nel vasto patrimonio viticolo italiano.  Curioso di leggere altri articoli dei nostri autori? Andrea Grignaffini ci porta in Abruzzo per conoscere una delle famiglie che guidano la produzione vinicola della zona, la famiglia Masciarelli.  Lele Gobbi invece si dirige a nord per dare un'occhiata più da vicino alla famiglia Bertani, una pietra miliare della regione vinicola dell'Amarone Valpolicella.  

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