Vino Verdicchio. Storia e caratteristiche

Avete sentito parlare dell'azienda marchigiana Pievalta? Se non avete ancora familiarità con questa piccola azienda vinicola biodinamica marchigiana, specializzata in vini bianchi longevi ed eleganti, vorrete sicuramente saperne di più.

Di Lele Gobbi
Jan 18, 2021
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LA MARCHIGIANITA': UN’INTRINSICA VOCAZIONE ALLA PLURALITA' DOVE, IN PRIMIS, IL PAESAGGIO RAGGIUNGE UN’ARMONIA SENZA CONFRONTO


E’ ormai un enorme luogo comune, quello di considerare le Marche una regione da smascherare, un prisma in cui riverberano i differenti paesaggi italiani, poiché cogliere l’armonia e lo splendore offerti dalla molteplicità di queste terre, metà montagna metà colline divise da tredici fiumi paralleli che raggiungono la costa adriatica, è cosa semplicissima.

Così come, è altrettanto facile esaminare e apprezzare gli elementi peculiari di “marchigianità” che si traducono nella conservazione dei centri storici e nella longevità umana, ove la sobrietà e l’appropriata misura dei toni diventano un autentico patrimonio.


 

IL FIL ROUGE CONCESSO DA UNO DEI PIU' BLASONATI VINI BIANCHI ITALIANI: IL VERDICCHIO

Il vino, ça va sans dire, è l’onnipresente filo conduttore di tutti gli itinerari regionali, ma esiste un legame intrinseco tra le Marche e il Verdicchio, una relazione talmente forte che, in ambito viticolo, i due termini sono quasi inscindibili. Seguendo infatti questo filo rosso vinoso, ops scusate, bianco (e aggiungo tra i più grandi bianchi italiani in assoluto), se ne trovano almeno altri due strettamente correlati e immediatamente visibili: quello dei castelli e quello delle abbazie.

Oltre che per la bellezza e le suggestioni suscitate, fortezze e pievi costituiscono due chiavi di lettura determinanti per la storia di questo territorio, per secoli caratterizzato dalla frammentazione, dall’arroccamento difensivo, dal “modello economico” monastico.

 

DALLE ALTURE DELLA FRANCIACORTA AI POGGI DEL VERDICCHIO: NON SOLO UN VIAGGIO DI PIACERE, MA ANCHE E SOPRATTUTTO LA CONSAPOVELEZZA DI ONORARE UN'ALTRA GRANDE ZONA VINICOLA

Ci troviamo per la precisione a Maiolati Spontini, nel cuore dei castelli di Jesi, famosa per aver dato i natali al degno compositore musicale Gaspare Spontini, il cui nome è stato aggiunto alla denominazione del comune nel 1939. Nel 2002 la cantina franciacortina Barone Pizzini decide di varcare i confini della propria terra lombarda confessando le larghe potenzialità del Verdicchio.

Ed è qui, che il giovane enologo Alessandro Fenino impara a conoscere tale pianta, facendogli scoprire con piena soddisfazione la sua fedele lettura del comprensorio. Già, la musica si può ascoltare ancora meglio quando, non a caso, si entra in contatto con uno degli esempi più significativi di vitigno/vino autoctono, vuoi per le origini vuoi per la comprovata capacità di espressione ottimale nel territorio delimitato dal disciplinare di produzione.

Lasciare quindi Milano e innamorarsi degli oltre 20 ettari di vigna adiacenti alla cantina, non deve essere stato poi così complicato, complice anche la saggezza e la perspicacia di Silvano Brescianini, general manager di tutto il complesso aziendale, decisivo dopo pochi mesi nell’acquisto di altri 5 ettari circa sul Monte Follonica a San Paolo di Jesi.

 

LA BIODINAMICA PER PIEVALTA, OVVERO CONSIDERARE IL SUOLO COME PATRIMONIO DA SALVARE

Intricato sì, deve essere stato, invece, convertire l’impianto degli anni 70 (caratterizzato da una gestione pesante dal punto di vista chimico con un diserbo totale) e transitare subito al regime biologico, per poi passare, dal 2005, alla consapevole scelta del corno silice e dei vari preparati biodinamici. Difficoltà iniziali risolte, il cammino è sempre stato in continua crescita e sviluppo nel badare alla sostanza del vitigno: struttura, acidità, salinità, in maniera assolutamente logica, spontanea, regolare.

La dolce melodia nel gradire le differenze pedoclimatiche non si è fatta attendere eccessivamente prima attorno alla sede, su suoli freschi e ricchi di marna calcarea e poi in contrada Follonica, a 350 m di quota, su arenaria, ovvero terreni tufacei, tra l’altro ben esposti e con filari piuttosto difformi. E poi, chiaramente, il piacere di provare a scovare il tutto nelle sue successive interpretazioni, versate nel bicchiere, non può che ripagare del sacrificio iniziale. Il concetto è chiaro, anzi cristallino: “cercare attraverso l'osservazione e l’esperienza, quando si lavora a contatto con la natura - ma standoci nel vigneto - quelle sinergie naturali fondamentali per capire che ogni luogo ha la sua specificità”.

 

PIONIERISTICA ASSOCIATA: UN CONNUBIO VINCENTE!

Nel 2008 Alessandro viene raggiunto da Silvia Loschi, prima collega in Franciacorta e poi compagna di vita e di lavoro, occupandosi della parte commerciale e dell’accoglienza in cantina. Il frutto dell’impegno dunque prosegue a gonfie vele: si vede, si tocca, si confronta e si beve, anche perché la pionieristica Pievalta, grazie ai suoi 15 anni di pratica biodinamica, è la prima impresa delle Marche a divenire membro ufficiale del Syndacat International des Vignerons en Culture Bio-Dynamique (associazione Biodyvin) equivalente a Romanèe Conti, Zind Humbrecht, Maison Chapoutier, Domaine Leflaive, Clos de Tart.

 

Per ulteriori approfondimenti su alcune delle migliori cantine di nicchia italiane con una missione, visitate la nostra sezione Articoli per una selezione completa di intriganti sguardi sulle cantine più piccole che stanno facendo la differenza.

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