Ristorante San Domenico a Imola

Il ristorante San Domenico di Imola, il due stelle Michelin più longevo d'Italia entra nella sua seconda metà del secolo: un approfondimento storico

Di Lele Gobbi
Nov 26, 2021
tagAlt.SanDomenico restaurant

 

Perchè mangiare al Ristorante San Domenico?

Il ristorante San Domenico di Imola rappresenta, a pieno merito, una parte importante della storia dell’alta cucina italiana. E' il ristorante due stelle Michelin più longevo d’italia, che non tradisce la sua storia e i suoi 51 anni di successi.

 

La storia del Ristorante San Domenico

Prima l’impeccabile tecnica e viva passione di Valentino Marcattillii, cresciuto con Nino Bergese, oggi il raffinato tocco di Max Mascia, continuano ad appagare i palati internazionali in una sala (o in un dehors nella stagione più calda) che fa sognare ad occhi aperti.

Un locale con pochi eguali, grazie alla cura perfetta dell’accoglienza, alle solide radici di una cucina storica e a una meravigliosa cantina in grado di stupire per architettura e naturalmente per le ricercatissime etichette. 

 

 

La nascita del Ristorante San Domenico

Nel 1970 Gianluigi Morini abbandona il suo posto in banca e dà inizio a un progetto che ha tutta l’aria di essere un sogno ad occhi aperti: il ristorante “San Domenico”, un locale che diverrà ben presto un simbolo della storia della ristorazione italiana.

 

Perché si chiama San Domenico?

Gli concede il nome di un convento, poiché nella casa del fattore dei domenicani lui stesso viene alla luce, nel 1935. Decide sin da subito di intraprendere la strada dell’optimum, riuscendo nell’impresa di far orchestrare i fuochi a Nino Bergese, un cuoco superlativo, o anche, come preferite, “il cuoco dei re” ma soprattutto, con ogni probabilità, una leggenda non celebrata come si dovrebbe. Negli anni sessanta “libera” la grande cucina delle case nobiliari e propone meraviglie di una finezza pressoché sconosciuta nel suo ristorante “La Santa” di Genova. 

 

Perchè mangiare al San Domenico?

Al San Domenico, dunque, ogni dettaglio è curato con un’attenzione impensabile fino ad allora: nulla è lasciato al caso, dalla cucina al servizio di sala, alla straordinaria carta dei vini. Seta gialla alle pareti, divanetti di cuoio testa di moro, soffitto in lino inglese disegnato con temi naturalistici di William Morris, sedie thonet, argenteria e piatti d’epoca.

Un luogo simbolo di classe a tutto tondo a cui molti si ispireranno e che tiene a battesimo la “rivoluzione creativa” dei cibi e delle bevande somministrati negli esercizi culinari (e di culto) italiani.

 

 

L’excursus del San Domenico: il due stelle (michelin) più longevo d’Italia

I primi anni (nel decennio del ‘70) rappresentano un periodo di sperimentazione perché dalla raffinatezza del luogo si passa all’eleganza della grande cucina: “la grande cucina nasce internazionale, quella tradizionale cade troppo spesso nel regionalismo e per troppi secoli l’italia è stata chiusa e divisa. E’ mancata quella circolazione di idee, e anche di ingredienti, che tanta spinta danno allo sviluppo della cucina”, rimarca lo stesso Morini.

 

Ricordiamoci che in Italia è l’epoca del boom, un universo in cui la quantità di ciò che si mangia è più rilevante della qualità e in cui il denaro viene speso per le automobili, per le seconde case di vacanza e non per frequentare ristoranti. 

 

Nino Bergese insegna quindi a Valentino Marcattilii - il ragazzo a cui nel frattempo viene affidata la cucina del San Domenico - i giusti tempi, le corrette dosi e, perché no, la sana e regolata follia per concretizzare il fine desiderato. a ciò aggrega le esperienze dai grandi di Francia: Haerberlin all’auberge de l’ill di Strasburgo, Troisgros a Roanne, la Pyramide di Vienne. Una valigia di notevoli esperienze, in cui la puntualizzazione e il pregio si rivedono sia in cucina che in sala, quest’ultima tutt’ora nelle sapienti mani di Natale Marcattilii, nonché fratello di Valentino. 

SanDomenico-restaurant-imola-20211126


San Domenico: prima stella Michelin nel 1975

La prima stella Michelin giunge nel 1975, la seconda soltanto due anni dopo. E può egregiamente fregiarsi tale appellativo: “il 2 stelle Michelin più longevo d'Italia".

 

Max Mascia: l’entusiasmo associato al talento in cucina

51 anni di trionfi che proseguono imperterriti con Max Mascia (classe 1983), nipote di Valentino e cresciuto nel ristorante fin da adolescente. Un ragazzo d’altri tempi, solare, umile, premuroso e molto determinato. Una bella esperienza in alcune delle più grandi cucine del mondo come ducasse a Parigi e al Plaza Athénée in Costa Azzurra, prima di ricevere la completa “autorizzazione” degli zii nel prendere il timone del San Domenico

 

Un plauso se lo merita ampiamente Max, per il grande entusiasmo, oserei dire giovanile, nel portare avanti i valori del ristorante: storia, cultura, signorilità, capacità di emozionarsi ed emozionare il cliente. Osservarlo nell’opera e dialogare con lui a tavola è davvero un piacere, un regalo per la mente e poi, anche, per lo stomaco. La sua cucina continua a essere una grande cucina, con piatti ben concepiti, presentati e sostenuti da un’impeccabile tecnica e sempre viva passione.

 

Andare da lui diviene un’esperienza di gusto, come allora diceva Italo Calvino, “non surrogabile, né sostituibile”: un viaggio di sapori, di curiosità, di apertura che non teme pregiudizi nei confronti di prodotti che vengono anche da lontano o di tecniche estranee alla propria cultura

 

 

San Domenico: i piatti storici

Eccellenza quindi nei classici, a cominciare dal celeberrimo uovo in raviolo “San Domenico” (evoluzione molto versatile e ben riuscita delle classiche paste ripiene italiane) che lo stesso Max ha “lievemente alterato”, proponendolo con differenti varietà di tartufo, a seconda del periodo dell’anno; proseguendo poi il risotto mantecato con cipolla tostata, ristretto di sugo d’arrosto, caramellato al sugo di canna fino al pasticcio di fegato di terrina, con gelatina al porto e brioche tostata (tra l’altro il San Domenico, uno dei posti dove ancora oggi si mangia uno dei migliori foie gras italiani).

 

San Domenico: i nuovi piatti

Così come assoluta padronanza e maestria nei magari non troppo tradizionali piatti con pochi ingredienti, comunque fermamente esaltanti e destinati ad avere anch’essi un roseo avvenire: su tutti il crudo di ricciola al sale di cervia, le noci di cappasanta alla piastra e il trancio di branzino arrostito.

 

Insomma una cucina molto buona perché salvaguarda ed esalta le peculiarità delle grandi materie prime (locali e non) e sana, poiché i prodotti e le tecniche impiegati rispettano i principi basilari della salubrità alimentare. 

SanDomenico-restaurant-winery-20211126

 

I vini del Ristorante San Domenico

Dulcis in fundo, carta dei vini enciclopedica effettivamente famosa nel mondo, per la quale ogni complimento è dovuto e una cantina, a dir poco ammaliante, contenente oltre 15.000 bottiglie e quasi 2400 etichette, che sorge sulle fondamenta di una domus romana e che, per l’appunto, per contenuto e contenente, sarebbe un delitto non visitare per intero.

 

Piemonte e Borgogna sono le aree vitivinicole d’elezione per la cantina del San Domenico, che racchiude però tutti i più grandi cru d’Italia e di Francia, accompagnati, inoltre, da tanti distillati di pregio.

 

Una bella differenza del Ristorante San Domenico rispetto a tanti altri ristoranti stellati in Italia

Uno luogo che evoca una sala da pranzo, quella della propria abitazione; un’atmosfera calorosa e accogliente in netto contrasto con le ricerche sul design. Un luogo da sogno, dove pasteggiare con gli amici più stretti, come in un circolo privato ed esclusivo.

 

L’accessibilità del Ristorante San Domenico

Appena varcata la soglia del San Domenico si entra in un circolo virtuoso dove si “respira” il lavoro di squadra della giovane brigata. E, immediatamente, lo storico San Domenico diviene cuore pulsante, vibrante, vivo e caloroso, come se fosse una trattoria nella piazzetta affollata di un paesino, di un sabato sera d’estate. Si sta sempre bene perché l’atmosfera è quella giusta per conoscere e dialogare mentre si degustano le pietanze, a prezzi sicuramente sostenibili. 

 

Cosa lega il Ristorante San Domenico a Imola

La storia del San Domenico è strettamente intrecciata a quella dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. Due icone italiane, uno per il mondo dell’alta cucina e uno per il mondo dei motori, che dagli anni ’70 hanno lavorato fianco a fianco scrivendo un pezzo importante di storia italiana.

 

Dal 1980 al 2006 ha ospitato ben 27 Gran Premi di Formula 1 (tra piloti e staff) che hanno fatalmente scritto la storia anche del San Domenico. 

 

SanDomenico-restaurant-winery-20211126

all.sign in to leave a review