Gallura: Dove è?
La Gallura, pochi chilometri quadrati nella Sardegna nordorientale, è una regione da vivere intensamente, per le atmosfere, i colori, i profumi ed i sapori diversi, offerti dal mare con le sue isole e isolette, dalle coste e da un entroterra contraddistinto da mille sfaccettature.
Gallura: Qual è l'origine del suo nome?
Forse dall’ebraico galil (paese delle alture), verso l’interno dell’isola, a occidente il fiume Coghinas e a sud una linea ideale che congiunge il monte Limbara con il piccolo centro di San Teodoro, sulla costa tirrenica. E’ fatta dunque di mare, pianura, collina, montagna, zone coltivate, lande deserte.
E’ il paradiso degli appassionati di archeologia, poiché si possono trovare in questa diversità ambientale testimonianze delle civiltà che hanno attraversato la storia della Sardegna: la prenuragica, la nuragica, la punica, la romana e la medievale. E’ la “Svizzera della Sardegna”, per il suo verde che persiste tutto l’anno e per la quiete e l’ordine naturale che vi si respirano.
Che cosa è lo stazzo?
Peculiare della Gallura, anche se tuttavia della stessa Sardegna, rimane l’insediamento rurale sparso, costituito dagli stazzi, aziende agro-pastorali, in genere cellule abitative unifamiliari, totalmente autosufficienti create in origine da pastori, molti dei quali venuti dalla vicina Corsica, tra il Sei e il Settecento.
Lo stazzo, costituito da una casa con intorno ovile (capre, poche pecore che sono invece tipiche della zone centrali), vaccìle e porcilaia, orto e vigna, sorge al centro di un appezzamento di terreno più o meno vasto, quasi sempre boscoso, parte del quale viene riservato per la coltivazione dei cereali e parte destinato al pascolo brado.
3 cose da vedere in Gallura:
- Golfo Aranci
- Lago del Liscia
- Olivastri Millenari di Luras
Perché sosteniamo che la Gallura è molto di più che mare e spiagge?
Ciò che più di ogni altro elemento caratterizza il paesaggio sono le rocce di granito, le quali, levigate o seghettate dal vento e dalla pioggia, assumono la forma di montagne in miniatura e di straordinarie sculture naturali.
Ora bianca, quasi candida, ora scura, quasi nera, ora rossa o rosata, ora verdastra, questa roccia che risale a trecentomila anni fa caratterizza lo scenario insieme a scisti particolarmente cristallini, di origine ancora più antica, presenti sia a nord della valle del Coghinas, sia in prossimità del Golfo Aranci.
Massi calcarei, placche di tufo vulcanico con legni fossili di silicizzati, da ammirare in prossimità di Capo Testa e a nord di Trinità d’Agultu, contribuiscono ulteriormente ad arricchire di forme e colori una natura particolarmente generosa.
In questa tavolozza di tinte, si inseriscono poi fortemente tutte le sfumature delle foreste di querce, da cui si estrae il sughero, il cosiddetto “oro morbido”. Non a caso, la lavorazione del granito e del sughero, a livello artigianale e industriale, rappresenta il cuore dell’economia locale.
3 Borghi da Visitare in Gallura:
- La Maddalena
- Palau
- Santa Teresa di Gallura
Gallura: cosa mangiare?
Legata alle tradizionali attività agricole dell’entroterra, la cucina della Gallura si rivela semplice, essenziale, basata sull’uso naturale dei frutti della terra e dell’allevamento: gusti forti e forse insospettati, ma che si rivelano gustosi e irrinunciabili.
Primi Piatti
Tra i primi, assolutamente va menzionata la buonissima zuppa gallurese (l’u pan’a fitti), originariamente un piatto povero che col tempo si è trasformata nella suppa cuata o suppa pasturina, il piatto regionale per eccellenza.
Sopra fette di pane casereccio e di formaggio vaccino fresco, ben disposte dentro una teglia a strati alterni, spolverizzati con pecorino fresco e prezzemolo tritato, cui si versa del brodo caldissimo di carni miste; si lascia cuocere a fuoco lentissimo in modo tale che la zuppa si copra e venga celata da una crosta dorata, un leggero indebolimento di temperatura e poi la si gusta accompagnandola solitamente con un vino rossa o al limite rosato.
Poi la minestra di fave e lardo (fà a oglia), gli ottimi ravioli di ricotta (Li Pulilgioni), aromatizzati al limone e accoppiati alla salsa di pomodoro. I celeberrimi gnocchetti (in questo caso chjiusoni) e le tagliatelle (fiuritti), fatte a mano con semola di grano duro sardo macinato a pietra e acqua delle sorgenti dei “Monti di Deu”.
Carni
Per quanto riguarda le carni tipiche, non bisogna farsi sfuggire la mustela (controfiletto di maiale affumicato arricchito dal finocchietto selvatico), il prosciutto di magrone, la supprissata (salame insaporito con aceto, sale e pepe), il cinghiale in agrodolce e l’immancabile porceddu (maialino da latte sapientemente montato su lunghi spiedi alla brace di legni spesso aromatici).
Pesce
Tra le prelibatezze di laguna, sicuramente non mancano le celebri cozze del Golfo di Olbia e i ricci di mare a Castelsardo.
Dolci
I dolci si presentano quasi sempre come piccoli capolavori di fantasia, dove le preparazioni si fanno elaborate, con largo e talvolta smisurato impiego di miele, seguito da mandorle, noci, nocciole: Li papassini (biscotti ricoperti di glassa zuccherata caratteristici del periodo natalizio), li cucciuleddhi e meli (canestrini con pasta di mandorle e miele) e li frisgjioli longhi (lunghe frittelle irrorate con il miele assaporate durante il periodo di Carnevale).
E poi ancora un’altra tipicità della zona che va sotto il nome di Mazzafrissa, un impasto di panna e semola, utilizzato a sua volta per condire altre pietanze (come dolce se unito per esempio con del miele, oppure lievemente salato se impiegato come puré).
3 Agriturismi dove Mangiare
3 Cantine galluresi da visitare
Vermentino di Gallura
Le prime tracce di attività vitivinicola in Sardegna risalgono al 1400 a.C. Il Vermentino è stato importato probabilmente dagli spagnoli intorno al 1700, anche se sembra che il vitigno abbia origini orientali.
In Gallura, la punta occidentale della Sardegna, nel cuore della provincia Olbia-Tempio, il Vermentino origina da sempre eccellenti vini bianchi ed è curioso che nell’isola di Sardegna, dove ha celebrato il proprio trionfo, sia praticamente l’ultimo vitigno arrivato (probabilmente dalla Corsica), negli ultimi decenni del XIX secolo.
Dai primi impianti in Gallura, all’estremo limite settentrionale, la sua presenza si è poi diffusa in tutte le principali zone vinicole, soprattutto nelle province di Sassari e di Cagliari. La DOC è stata approvata nel 1975, la DOCG nel 1996. L'ultima modifica risale al 20/12/2011.
Ma cos’ha di speciale questo vino che in meno di cent’anni ha fatto più carriera degli altri?
Di un colore paglierino che ha talvolta sfumature verdoline, con i suoi sottili eppure intensi profumi di fiori di campo, d’acacia e di mimosa, con il suo sapore asciutto, morbido, di leggera aromaticità, con una piacevole punta di mandorla amara, il Vermentino di Gallura possiede una spiccata personalità ed è il vino più moderno dell’isola, quello che ha saputo farsi capire meglio anche da chi non parla sardo.
La sua formidabile ascesa è avvenuta in tre tappe:
- la prima durante la ricostruzione dei vigneti distrutti dalla fillossera, dopo la Prima Guerra Mondiale
- la seconda, alla fine degli anni Cinquanta, con la fondazione di tre cantine sociali, a Monti, Berchidda e Tempio Pausania
- la terza, con la creazione della Costa Smeralda, i cui turisti d'élite hanno apprezzato il suo straordinario abbinamento con i crostacei (aragosta su tutti)
Perché decidere di trascorrere le vacanze o magari andare in pensione in Gallura?
Un territorio dunque complesso, nel quale si intrecciano elementi naturalistici, testimonianze che l’uomo ha lasciato nel corso del tempo, nonché tutti i segni tangibili dell’identità isolana che si manifesta a livelli differenti, vuoi nei piatti saporiti o nei vini delicati, vuoi nei prodotti dell’artigianato, vuoi nelle sagre paesane.
Trasferirsi in Gallura conviene anche da pensionati, per la qualità della vita, la serenità diffusa e per i costi contenuti dal punto di vista economico fiscale.