L’origine della cucina americana: influenze africane, nativo americane e britanniche. Fin dalla nascita delle sue colonie nel Seicento, la dieta americana è stata caratterizzata da un miscuglio di varie tradizioni etniche e habitat differenti. La mescolanza di ingredienti britannici, africani occidentali e nativo-Americani, è stata l’elemento che ha peculiarizzato inizialmente la cucina degli USA, mentre l’arrivo delle ondate di emigranti dall’Italia soprattutto nelle metropoli delle coste, è datato all’incirca tra il 1880 e il 1924. Una delle prime influenze etniche sulla cucina americana fu quella degli schiavi africani portati in America nel corso del Seicento e del Settecento, che diede vita all’arte culinaria della soul food. I cuochi afroamericani nel sud modificarono ingredienti e piatti africani per adattarli agli usi, ai costumi e alle condizioni climatiche della regione. Tra i piatti preferiti figuravano, per esempio, gli ortaggi cotti nel lardo, il pollo e il pesce fritto, la trippa, il maiale grigliato, il pasticcio di patate dolci, le frittelle di mais ripiene, la melassa, i fagioli dall’occhio.
I flussi migratori del novecento e la trasformazione alimentare negli Stati Uniti
Il secolo scorso vide invece l’affermazione di parecchi esercizi etnici, che senza dubbio lasciarono il segno sull’odierna cucina americana. Questi locali spesso disponevano anche di un bar nel quale si ritrovava la popolazione etnica del quartiere e si rivolgevano inizialmente, solo ai membri del proprio gruppo. Sempre nel Novecento, i diversi flussi migratori condussero in America anche asiatici e latino-americani, le cui cucine diedero il loro apporto alla corrente principale: cibi perciò adottati, ma anche modificati e resi infine ibridi nel processo di assorbimento. Ecco perché nei ristoranti di tutti gli Stati Uniti, ancora oggi, è possibile assaggiare la pasta italiana con sughi di ispirazione asiatica a base di zenzero, soia e tofu, oppure con condimenti che si rifanno al Messico, di salsa e fagioli.
Gli immigrati italiani, i legami con la terra d’origine e la costruzione di comunità intorno al cibo
Gli immigranti italiani, specialmente quelli del Mezzogiorno, esercitarono una notevole influenza sui pasti americani portando la cucina delle regioni meridionali (Sicilia in primis) e il larghissimo impiego di pasta, pomodori, formaggi, cipolle, aglio, olio d’oliva e spezie mediterranee. Le abitudini alimentari italiane ottennero il successo nella dieta nazionale americana grazie a due circostanze che confermano, ancora una volta, i valori di una cultura positiva, contraddistinta dalla varietà e dalla convivenza sociale. Primo, la capacità dei migranti italiani di formare comunità alquanto unite e articolate nelle maggiori metropoli e l’astuzia nel procurarsi gli ingredienti necessari al fine di cucinare i piatti fondamentali sia per la loro consolazione sensoriale, sia per la loro identità familiare e di radici. In secondo luogo, la ricerca da parte degli americani, durante il secondo conflitto mondiale, di accaparrarsi nuovi cibi come la pasta, la salsa di pomodoro, i legumi e tanti altri piatti italiani a base di verdure, che ben si conciliavano con le limitazioni dovute al razionamento della carne.
L’accettazione e l’espansione della gastronomia e cucina Italiana negli Stati Uniti
Forse allora per gli appassionati di Pop art dev’essere stato bello assistere alla prima elaborazione di massa di spaghetti in scatola, opera di un immigrato francese che fondò l’azienda franco-americana nel 1887 e successivamente rilevata dalla celeberrima Campbell’s, produttrice di zuppe, nel 1921. Certo, gli spaghetti al sugo precotti e inscatolati erano tutt’altra cosa rispetto alla pasta al dente con salsa di pomodoro fatta in casa a cui si ispirarono. Tutto questo però fece conoscere agli americani il cosiddetto cibo italiano e, cosa ancora più rilevante, ne favorì l’accettazione. La pasta e i suoi affini divennero così i cardini del nutrimento americano, sia nelle abitazioni che nei ristoranti. Anche la pizza, chiaramente, rappresentava un piatto largamente diffuso: la prima pizzeria fu aperta nel 1906 a New York, e fino alla seconda guerra mondiale questi locali furono frequentati per lo più da italiani. Gradualmente al cucina Italiana si affermò sempre più, allargandosi al di fuori dagli ambiti dei migranti Italiani.
Il boom degli ingredienti e della cucina Italiana negli USA
Negli anni Cinquanta e Sessanta, gli ingredienti italiani entrarono a far parte della dieta americana con la diffusione delle gastronomie e dei deli Italiani. Diventano di uso comune e si integrano alla cucina americana i prodotti di importazione, le olive, i pomodori secchi, il salame, il capocollo, la mozzarella, la provola, i grissini, il pane di semola, il gorgonzola, il parmigiano reggiano, il pesto, il prosciutto. Ma fu sopratutto il successo crescente nei decenni successivi dei ristoranti Italiani che ha contribuito, a partire sopratutto dagli anni 80 a rendere famosi molti piatti italiani o di ispirazione italiana: la Parmigiana di melanzane, le famose fettuccini Alfredo, le penne alla Vodka, il pollo alla cacciatora, l’ossobuco, i calamari fritti, i saltimbocca alla romana, la caponata siciliana. Il successo nell’ultimo decennio della cucina Italiana ha visto l’apertura di catene specializzate, al primo posto Eataly, il diffondersi dell’espresso e l’importazione quasi raddoppiata di prodotti di nicchia.