I vini della cantina di Giorgio Lungarotti

Lasciati conquistare dai vini delle Cantine Lungarotti: scopri la storia e le migliori bottiglie della prestigiosa cantina umbra

Di Lele Gobbi
Oct 27, 2021
tagAlt.Lungarotti Winery Torgiano

Le Cantine Giorgio Lungarotti sono un riferimento d’obbligo in tutta la regione umbra, per qualità delle produzioni ma anche per il ruolo propulsivo e pionieristico del suo fondatore Giorgio.

 

Pochissime altre aziende in Italia possono vantare un simile ventaglio di ottimi motivi per essere visitate: la Fondazione Lungarotti, cui fanno capo ben due musei, uno del vino (MUVIT), l’altro dell’olivo e dell’olio (MOO); l’elegante agriturismo Poggio alle Vigne ricavato in un antico casolare del XVII secolo; l’imponente cantina, perfettamente attrezzata per visite, degustazioni e varie proposte gastronomiche tipiche dell’Umbria. Il tutto a sottolineare una vera e propria centralità culturale acquisita nel mondo enoico e olivicolo.

 

Giorgio e Maria Grazia Lungarotti: Una Coppia Pionieristica 

Nel secolo scorso, o meglio negli ultimi quarant’anni, il vino in Italia si è sempre più trasformato in simbolo di un ambiente, di una decisione produttiva, di una strategia commerciale: l’immagine ha preso forme e contenute, perché sostenuta da virtù senza compromessi in un mercato sempre più esteso e esigente. In tale dinamica non troppo silenziosa, ci sono stati dei pionieri che hanno saputo tracciare (anche decenni prima) la strada con coraggio e competenza, seminando su un terreno non certo fertile come si poteva immaginare, ma soprattutto non cessando mai di considerare il nettare di Bacco come (in primis) un prodotto agricolo. 

 

Giorgio Lungarotti fa egregiamente parte di questa cerchia, perché quando nel 1962 decide di avventurarsi nella viticoltura, ha sin da subito l’aspirazione sincera di recare un contributo, se possibile importante, all’Umbria vitivinicola. L’apporto si rivela, ben presto, fondamentale nel ritagliare una dimensione nuova e trainante a tale distretto, imponendo in poco tempo Torgiano alla ribalta delle cronache enologiche. 

 

Il desiderio di sviluppo e la spinta energica per continuare a migliorarsi: ecco, forse, le chiavi di lettura che mettono in luce la forza che sta alla base delle tante iniziative che segnano la storia di questa azienda. 

 

Nel 1974 Giorgio insieme alla moglie Maria Grazia fondano il Museo del Vino (definito dal New York Times il migliore del settore) per far dialogare vino e arti decorative;

 

nel 1987 danno vita alla Fondazione Lungarotti, a sostegno del grande patrimonio culturale legato all’agricoltura italiana e nel 2000 (un anno dopo la morte di Giorgio), viene inaugurato il Museo dell’Olivo e dell’Olio, insieme dedicato e concepito, naturale evoluzione del precedente. 

 

Chiara Lungarotti e Teresa Severini: Presente e Futuro Della Cantina

Dal 1999 sono le super sorelle “integrative” Chiara e Teresa, a guidare il gruppo con sapiente maestria. Anch’esse formano una coppia perfetta, perspicace, sensibile, ironica, attenta, determinata e lungimirante. Entrambe sanno bene che il vino (e talvolta anche l’olio) rappresenta uno dei maggiori segni di civiltà del mondo.

 

Infatti, oltre al lavoro e alla passione che si riversa inevitabilmente in questi prodotti e ai suoi conseguenti valori di convivialità, le scelte delle due imprenditrici insistono nel rivendicare con forza le prassi e i valori di una determinata cultura. 

 

Esiste forse maniera migliore di onorare un vino o un olio, chi lo produce o la terra che ad esso ha dato origine, se non quello di creare un sodalizio con lo scopo di difendere il patrimonio di tradizione e la relativa produzione?

 

 

Forse sì o forse no, ma sta di fatto però che Chiara e Teresa, consapevoli di un potenziale viticolo e olivicolo di assoluto valore e caratterizzato da una bella e salda gestione familiare, non solo sono riuscite a continuare a ricoprire un ruolo di assoluto protagonismo all’interno del panorama enologico italiano e talvolta internazionale, ma hanno accettato di stare al passo con i tempi in maniera costruttiva ed efficace.

 

 

Il Vino e l’olio: Fondamentali esempi di cultura

Tale famiglia umbra ha sempre tenuto in enorme considerazione le parole-chiave in grado di esprimere il fil rouge alla base della connessione turismo-agricoltura: il territorio, quale insieme delle risorse locali e dei segni distintivi dei luoghi di produzione e le tipicità, correlate al recupero stesso dell’identità locale. 

 

Nobili intenti, quindi per i Lungarotti come il sincero desiderio di lavorare per il bene comune: un bene oggi (anche se può sembrare una frase già scritta e ritorta) che è più importante di tutto e che è la fonte principale, da cui attingere la propria vitalità e quella delle future generazioni. Il loro modello di turismo enogastronomico ha fatto da apripista per quanto riguarda le finalità di conoscenza, piacere e godimento, non proponendo più il piatto di cibo o il calice di vino come pura merce da consumare, vuoti simulacri di un presunto “sapere sensoriale”. 

 

E sono stati impeccabili nel creare una cultura del territorio profonda e vissuta con la convinzione che solo attraverso una complessiva visione della qualità della vita sia possibile dedicare tempo al turismo enogastronomico. 

Lungarotti-Winery-rubesco_20211110

 

Torgiano Rubesco Riserva Vigna Monticchio: Un’icona del vino italiano

Abbiamo già detto che Giorgio Lungarotti viene ricordato come colui che inserisce l’Umbria nella mappa mondiale del vino, dimostrando che a Torgiano, sulle dolci colline lungo il Tevere a sud di Perugia, si possono produrre rossi da invecchiamento.

 

Il Rubesco Riserva Vigna Monticchio è il vino più  prestigioso della cantina Lungarotti. Un rosso che nasce da uve Sangiovese, il più importante rosso a base Sangiovese prodotto al di fuori della Toscana. 

 

Un vino che ha fatto la storia non solo dell’enologia umbra, ma dell’Italia intera, il cui vigneto nasce a Brufa, una frazione di Torgiano, nella valle del Tevere a sud di Perugia: 15 ettari circa di terreni di origine lacustre mediamente compatti con notevole variabilità pedologica, di argilla sabbiosa, su pendii volti a sudest ricchi di elementi calcarei e di limo, a quasi 300 m di altitudine.

 

Coltivato a doppio cordone speronato e vendemmiato in Ottobre. Fermenta in acciaio, con macerazione sulle bucce per 15-20 giorni, matura un anno in barrique e affina in bottiglia per diversi anni. Per la sua complessità è un vino atto all’invecchiamento medio di 30-35 anni.

Un vino dalla grande finezza di sensazioni olfattive, altrettanta integrità scorrevolezza palatale, chiusure complesse e persistenti. Rubesco è un nome di fantasia derivante dal verbo latino rubescere, arrossire e quindi un significato di emozione e umiltà.

 

Le migliori annate della Cantina Lungarotti

La prima annata risale addirittura al 1964 (un’altra storia) e da lì, in poi, annate memorabili come, per esempio, la 1974 (la prima annata in cui viene indicato il vigneto di provenienza), la 1977 (la prima annata dove la maturazione in botte raggiunge i 18 mesi circa e da lì per i successivi vent’anni), la 1982 (la prima volta in cui viene fatto maturare in parte in barrique di rovere francese, novità assoluta per la regione) la 1988 (probabilmente il vino più longevo degli anni 80 con maggior personalità) fino a quelle più recenti, sempre meritevoli di menzione e a prezzi alquanto accessibili.

 

Perchè visitare la Cantina Lungarotti?

Perché è una cantina completa che riesce a fornire in maniera godibile una visione netta e precisa del vino, del territorio e dell'Umbria 

 

Lungarotti-Winery-Torgiano_4

all.sign in to leave a review