Chi è Ruenza Santandrea? Presidente del Consorzio Vini di Romagna

Il Consorzio Vini di Romagna ha un nuovo volto a rappresentarlo: è quello di Ruenza Santandrea, prima donna nominata alla presidenza del Consorzio.

Di Francesca Ciancio
Apr 27, 2022
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L’irruenza meditata di Ruenza Santandrea: ritratto della presidente del Consorzio Vini di Romagna

Ruenza Santandrea è l’attuale presidente del Consorzio Vini di Romagna ed è una carica che ha accettato quasi con spirito di servizio verso un mondo che ama e conosce bene, quello del vino.

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Dove si trova la Romagna?

L'Emilia Romagna è composta dall'unione di due regioni storiche: l'Emilia, che comprende le province di Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Ferrara e buona parte della provincia di Bologna, con il capoluogo, e la Romagna, con le rimanenti province di Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena e la parte orientale della provincia di Bologna.

 

Le aree che costituiscono la regione attuale sono popolate fin da tempi remotissimi, e sono tanti i siti di interesse storico e culturale che si possono visitare sul suo territorio: il caso più famoso è quello del sito di Monte Poggiolo, presso Forlì, dove sono stati rinvenuti migliaia di reperti datati a circa 800.000 anni fa. Le molte risorse naturali e l'ottima cucina, unite a una sapiente capacità di valorizzare turisticamente le proprie risorse, ne fanno una meta di grande fascino per tutti in qualsiasi stagione dell'anno.

 

Quando nasce il consorzio del vino della romagna?

Dal 1962 il Consorzio Vini di Romagna è una realtà associativa che riunisce 115 aziende vitivinicole, di cui 7 cantine cooperative, 5 imbottigliatori e 103 produttori vinificatori. 

Opera da sempre per sostenere e promuovere la qualità dei vini, l’equilibrio dei prezzi e la valorizzazione del prodotto e del suo territorio. Oggi il Consorzio è protagonista della crescita enologica della Romagna, che ha raggiunto soprattutto negli ultimi anni livelli di eccellenza qualitativa con riconoscimenti suffragati da menzioni e premi in selezioni nazionali e internazionali. 

 

Le denominazioni tutelate sono 1 DOCG, 5 DOC, 4 IGT: Romagna Albana DOCG, Romagna DOC – con le tipologie Sangiovese, Pagadebit, Cagnina, Bianco e Rosato Spumante –, Colli d’Imola DOC, Colli di Faenza DOC, Colli Romagna Centrale DOC, Colli di Rimini DOC, Rubicone IGT, Forlì IGT, Ravenna IGT, Sillaro IGT.

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Quali sono i valori da comunicare del vino in romagna?

Un'idea di Romagna divertente, genuina, geniale, dove il mare è ben presente - oggi come un milione di anni fa - ma dove conta altrettanto l’entroterra con le sue peculiarità di eccellenza: l’arte - i mosaici di Ravenna, ma anche le nuove leve dell’arte contemporanea locale - i motori e la velocità - l’autodromo di Imola - il cinema - Fellini e Tonino Guerra e la loro poesia onirica - la pesca -con i borghi marinari- e dove il cibo segue tutti questi racconti come parte importante dell'essere romagnolo. Zero noia, una Romagna del vino seria ma non seriosa, concreta e ma anche un po’ ridanciana, come il suo vino, così buono che possono capirlo in tanti

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Perchè la Santandrea è una scelta interessante per la comunicazione dei vini in romagna?

Ruenza Santandrea è donna di polso senza essere accentratrice. Anzi, tutta la sua biografia professionale parla di condivisione e di ascolto, di necessità di estendere il confronto. Ecco perché porta in dote al Consorzio fermezza, esperienza ma anche voglia di comprendere le esigenze di un comparto vasto e molto variegato al suo interno - tra produttori, cantine sociali e imbottigliatori. La Romagna vuole fare squadra e una donna come la Santandrea sa essere un buon capitano.   

 

L’irruenza meditata di Ruenza Santandrea: ritratto della presidente del Consorzio Vini di Romagna

Il nome Ruenza fa pensare a qualcosa che porta scompiglio, a una forza che si agita, ovviamente all’irruenza. La cosa che più gli si avvicina è Ruente, un piccolo comune spagnolo della Cantabria, il cui nome discende dal termine jana con cui venivano chiamate nel Medio Evo le streghe che potevano essere buone o cattive.

 

Poi conosci Ruenza Santandrea e pensi, prima di tutto, che è la prima e probabilmente l’ultima persona che incontrerai con questo nome e che tutto sommato le si addice.

 

Ruenza Sant'Anderea: attuale presidente del consorzio vini di Romagna

Ruenza Santandrea è l’attuale presidente del Consorzio Vini di Romagna ed è una carica che ha accettato quasi con spirito di servizio verso un mondo che ama e conosce bene, quello del vino.

 

Diciamolo subito e poi non lo ripetiamo più: è una donna del vino, Ruenza, ma prima di tutto è una persona che ha lavorato nel settore per tantissimo tempo e continua a farlo, nonostante la pensione fosse ormai arrivata e i progetti erano quelli di godersi famiglia e Romagna. La Romagna. La Santandrea è figlia di questa terra fino all’osso, faentina, sanguigna e determinata, incline ai discorsi pratici ma non spicci. Buongustaia, ovviamente. 

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Chi è Ruenza Santandrea?

67 anni, due figlie e due nipoti. Un marito che è con lei da quando era ragazza. Un compagno che l’ha sempre appoggiata e aiutata, anche quando era una ragazza un po’ ribelle alla fine degli anni ’60 del secolo scorso. Racconta che andava alle manifestazioni organizzate dal suo istituto di ragioneria in hot pants, mentre tante donne in città portavano ancora il fazzoletto a coprire il capo. Si ritiene fortunata per aver vissuto anni importanti per l’emancipazione femminile accanto all’uomo che sarebbe diventato suo marito a 20 anni e padre della prima bambina a 21.

 

Qual è la storia Ruenza Santandrea?

Eppure ricorda di aver passato le estati da bambina a cucire accanto alla zia ottantenne e di discutere tutte volte con la madre perché non capiva come mai le faccende domestiche toccassero solo a lei e non ai fratelli. Le prime esperienze lavorative arrivano a 15 anni come operaia in un magazzino di frutta. Così per tre mesi, tutte le estati: “ Erano bei stipendi - sottolinea la presidente - l’indipendenza economica ti aiuta a sentirti libera, a ragionare su cosa è la libertà e a 18 anni presi subito la patente e comprai la 500. Oggi è tutto diverso, il lavoro è spesso sfruttamento e mal pagato, tutto il contrario della libertà”.

 

Il primo impiego dietro a una scrivania arriva a 18 anni presso un commercialista ed è qui che Ruenza comincia a specializzarsi in fiscalità e in consulenza di direzione, due competenze che le aprano il mondo delle cantine cooperative come la Cantina Sociale COPA di Faenza: “un mondo totalmente maschile - ricorda la Santandrea - che però non mi ha mai respinta o discriminata, ma credo che in questo c’entri molto la Romagna, un luogo dove si è badato sempre poco alla differenza di genere. Piuttosto bisognava dimostrare di saperci fare”.

 

E Ruenza si impegna a tal punto da dover riconoscere che conciliare famiglia e lavoro è impossibile e decide di aprire il suo studio professionale - consulenza di direzione e attività di sindaco revisore - collaborando alla costituzione di importanti consorzi del mondo produttivo romagnolo: “ mi è sempre piaciuto seguire le aziende, dare una mano all’interno dei consigli, insomma far star bene le persone insieme. Ho avuto a che fare anche con cooperative di camionisti con 700 soci e il rispetto nei miei riguardi c’è sempre stato. Piuttosto è l’organizzazione del lavoro in generale a essere pensata da uomini e per gli uomini: orari e spazi modulati in base alle necessità maschili”. 


 

Ruenza Santandrea e il mondo del vino

Nel 2005 arriva la presidenza del Gruppo Cevico e delle società controllate e così lascia progressivamente l’attività consulenziale: “ma lo studio lo tenni aperto perché avevo tre ragazze a lavorare con me, non potevo mandarle via. Quando ti arriva una proposta così a 50 anni rimani prima di tutto sorpresa, perché fino a quel momento sembrava già tutto scritto e invece ti rendi conto che la vita lavorativa può ripartire. Questo ti riempie di entusiasmo ed è durato tanto, ben 12 anni per quattro mandati. Sono andata via nel 2017 e la più grande soddisfazione è stata quella di aver lasciato non solo una società in salute, ma che continua ad andar bene e a crescere”. 

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Terre Cevico: Autentici vini di Romagna dal 1963

Per capirci, Cevico conta 5000 soci, imbottiglia 100 milioni di pezzi l’anno, ha 264 dipendenti e vanta un fatturato di 164 milioni. Negli Anni ’60 e ’70 inizia dal commercio di vino esclusivamente sfuso. Negli Anni ’80 e ’90 passa alla vendita in grandi formati e bottiglie. Negli Anni 2000, seguendo le indicazioni del mercato, dà il via alla produzione e al confezionamento in brick e bottiglie per il canale Ho.Re.Ca.

 

Oggi il Gruppo - nato nel 1963 - opera principalmente in Emilia Romagna ma ha anche cantine in Veneto, in Toscana e in Umbria, presente in 67 Paesi del mondo e in particolare in Francia, Cina, Giappone, Regno Unito, USA e sud est asiatico. Tantissime le referenze, quasi 300. 

 

Quale è il ruolo femminile nel mondo del vino?

Le chiedo se la sua presenza per così tanti anni in Cevico abbia aiutato il ruolo femminile in cooperativa e Ruenza si trova costretta, suo malgrado, a dirmi di no: “ per lo più le donne si fermano in amministrazione. Sì, ci sono state figure femminili nei cda, ma non sufficienti. Detto questo non credo nella logica delle quote rosa”. La Santandrea diventa una vera manager e ricopre altri ruoli importanti come quello di responsabile nazionale settore vino di Alleanza delle cooperative che le consente di lanciare ViVite, il festival del vino cooperativo, e promuove il coordinamento europeo cooperativo del vino con francesi e spagnoli. È stata anche l’unica donna tra i cinque saggi italiani scelti dal Ministero dell’agricoltura per organizzare il padiglione del vino durante Expo 2015. 

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Elezione al Presidente del consorzio Vini di Romagna

Insomma, la fine della seconda decade del 2000 doveva coincidere con il ritiro di Ruenza da ogni attività lavorativa, ma poi è arrivata la pandemia e il Consorzio Vini di Romagna ha pensato che fosse la persona giusta per studiare le mosse per una comunicazione diversa, che andasse oltre la piadina e gli stabilimenti balneari:

 

 

Come raccontare la Romagna del vino?

C’era da raccontare una terra che ha le sue distinzioni - sottolinea la presidente del Consorzio - in fatto di suoli, di clima, di tradizioni. Il carattere romagnolo dice molto del suo vino e viceversa. Dovevamo trovare gli strumenti più adatti per veicolarlo e per farlo abbiamo chiesto aiuto a diversi docenti universitari”

 

Qual è il ruolo delle cooperative nel mondo del vino?

All’interno del Consorzio coabitano realtà minuscole e grandi cooperative - c’è anche Caviro - e non si può non chiedere alla Santrandrea se questa è la strada giusta:  Lo sa che tutte le realtà cooperative in Europa rappresentano il 50 per cento del vino del Vecchio Continente e il 25 per cento di vino nel mondo? Possiamo non tener conto di questi dati? I due mondi - quello delle cantine private e quello delle cooperative - si sorreggono l’un l’altro e senza le coop l’Italia del vino sarebbe molto meno influente nel settore. Per non parlare del fatto che le cooperative sono un argine contro l’abbandono dell’agricoltura in molti posti.

 

Capisco che ci sia ancora tanto pregiudizio nei loro riguardi e la responsabilità è anche delle cooperative stesse che non investono in comunicazione, però questo è un discrimine tutto italiano. Fuori confine ci sono grandi aziende internazionali che per produzione fanno un baffo alle nostre coop eppure non ricevono così tante critiche”. 

 

Qual è l'obiettivo di Ruenza Santrandrea nel Consorzio vini di romagna?

Ora la “signora dei vini romagnoli” è concentrata sul lavoro di presidente del Consorzio e tra i suoi primi passi c’è stato proprio quello di assicurare “una pace sociale” tra piccole realtà e cooperative. Giura che non sarà però un incarico lungo: “il lavoro mi piace sempre - saluta Ruenza - ma è arrivato il momento di smettere”. 

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