Vini dell'Alto Adige

L'Alto Adige in Italia è orgoglioso di produrre vini di altissima qualità. Scopri perché questa regione produce vini eccezionali, compresa una selezione di rossi e bianchi.

Di Filippo Bartolotta
Sep 21, 2021
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COSA INTENDIAMO QUANDO PARLIAMO DI ALTO ADIGE?
 

C’è una regione molto speciale in Italia dove si produce vino. Si trova a Nord, al confine con l’Austria ed è circondata su tre lati dalle Alpi e dalle Dolomiti. Per i non appassionati del settore, è certamente meno conosciuta rispetto alla Toscana o al Piemonte, ma qui producono vino da oltre 1.300 anni. È l’Alto Adige, ed è tra i luoghi più scoscesi e difficili dove coltivare la vite.

Lo scorso fine settimana, il Consorzio Vini Alto Adige ha ospitato la terza edizione dell’Alto Adige wine summit, la più importante manifestazione enologica di questo territorio che è un luogo bellissimo.

L’Alto Adige è punteggiato di Castelli, di balconi di legno fioriti, prati, boschi, laghi e coltivazioni di mele. Sui fianchi ripidi delle montagne si coltiva la vite. Alcune di queste vigne arrivano a 1000 metri di altezza su pendii molto scoscesi che costringono a un lavoro quotidiano faticosissimo, a potature e vendemmie fatte esclusivamente a mano, a un impegno che non sarebbe sopportabile senza un amore profondo per questa terra. 

La mattina alle 09:30 siamo a 700 metri tra i filari di Pinot dell’azienda Kettmeier con il suo enologo Josef Romen che, inarrestabile, ci racconta le difficoltà e la dedizione nel progetto delle bollicine altoatesine che questa azienda centenaria produce già dagli anni ’60.

“Qui ci sono delle fortissime escursioni termiche, è una viticoltura di confine: si può aspettare fino a novembre e l’uva non matura mai. Ma se fai spumante invece è perfetto con mosti che sviluppano 11,5% con 5 di acido malico!”

Tradotto: un sogno per ogni spumantistica perchè avere maturità che danno sufficiente alcol mantenendo l’acidità forte al contempo è cosa molto difficile da raggiungere!  Sbocchiamo alla volè una riserva tesissima e profonda di Pinot Bianco, Chardonnay e Pinot Nero che segna l’inizio di una giornata piena di sorprese. 
 

 

PERCHÉ LA PRODUZIONE DI VINO IN ALTO ADIGE È COSÌ DURA

La montagna in Alto Adige arriva ai 3000 metri di altezza; le temperature che di giorno raggiungo anche i 35 gradi e di notte scendono moltissimo regalando ai vini quei profumi indimenticabili di erbe balsamiche, erbe di montagna e frutti di una freschezza croccante!

Sì, i vini Altoatesini rispecchiano fedelmente la pulizia e la bellezza fiabesca di questi territori al punto che durante gli assaggi degli oltre 250 vini a disposizione dei giornalisti, mi son spesso trovato sorpreso da punteggi altissimi che stavo affibbiando ai vini, una batteria dietro l’altra.

Ho dovuto prendere una pausa per capire se non fossi in uno stato di eccessiva attitudine positiva! Sto parlando dei vini bianchi in particolare con i quali questa regione sembra avere una vera vocazione. 

Nello specifico dal porfido rosso e dalla pietra calcarea della Val d’Adige (con Appiano e Teralno in testa) emergono Pinot Bianchi, Sauvignon Blanc e Chardonnay sapidi e minerali ma anche di grande struttura.

Nella zona più a sud invece c’è il paradosso delle vigne più alte vocatissime per il Gewurtztraminer ed i Müller Thurgau più eleganti d’Italia. Da segnalare nelle valli più calde con i suoli di argille rosse i grandi rossi di struttura e profondità.

Durante un trekking in vigna con l’avveniristica cantina Kurtatsch abbiamo toccato con mano queste terre e percepito la difficoltà di lavorare nel comune con il dislivello più importante in Italia. Infine, dalle rocce sedimentarie ricche di quarzo, scisto e mica nella Val d’Isarco e nella Val Venosta nascono i grandi Sylvaner, Kerner, i Müller e i Riesling fini, minerali e ricchissimi di acidità.
 

 

CHE NE DICI DI ALCUNI NOMI DI VINI DELL'ALTO ADIGE?

Tutto viene fuori bene, anzi sempre meglio con profumi che riflettono le attese organolettiche delle singole varietà ma che, rispetto al passato, dimostrano più terroir e personalità del produttore. 

Tra i castelli e le dimore storiche della parte est dell’Oltradige sulle rocce calcarea e porfirica  invece troviamo la patria dei grandi Pinot Nero che hanno segnato la strada maestra per questo vitigno nel bel paese e la dal lago di Caldaro la Schiava, rosso leggero dai tratti rinfrescanti e profumati. 

Devo ammettere un certo debole per quest’ultima varietà da servire a temperature più basse (attorno i 14°C). È un vitigno che regala vini apparentemente semplici ma che spesso sanno regalare una profondità inaspettata e anche una discreta longevità.

La si trova soprattutto nelle sabbie di Merano (dove non a caso esiste la più antica vite produttiva d’Europa con i suoi 350 anni!) e nella conca torrida di Bolzano e Gries dove quando assemblata con il Lagrain (autoctono che da solo viene spesso interpretato come un rosso di spessore e struttura, ahimè talvolta eccesso) diventa Santa Maddalena. 

Di questa ho avuto la fortuna di poter fare una verticale di quattro anni dal 2016 al 2019 con Judith e Hannes Rottensteiner. Il loro Santa Maddalena Vigna Premstallerhof è un vino agile e scattante che aumenta di intensità con l’età mettendo in evidenza dei tratti speziati e balsamici inaspettati.

Buonissima anche l’anteprima della nuova etichetta Vigna Premstallerhof 2020 Select che dalle zone più basse di questa vigna condotta in biodinamica da Gertrud Vogel

Tra i tanti assaggi comunque, mi sono dedicato in particolare anche al Pinot Nero perchè queste etichette sembrano aumentare ogni anno. È una sfida che i produttori hanno saputo prendere con una certa agilità considerando quanto sia difficile questa varietà.

Durante la cena nel ristorante tradizionale di Zur Rose abbiamo avuto modo di assaggiare uno dei punti di riferimento da sempre, il Girlan Trattmann 2012 ricco di tratti minerali; il giovane Pfitcher, sempre più preciso nel suo lavoro e il profondo Gumphof che sembra che faccia vini da sempre e invece è solo da poco più di venti anni! 
 

 

CHI SONO I MEMBRI DEL CONSORZIO?

Questi sono produttori dedicati, ambiziosi e con un focus sul proprio lavoro davvero ammirevole. Ma il tratto che più emerge di questo territorio è la condivisione delle esperienze ed il rispetto tra grandi e piccini. L’esperienza delle cantine sociali più organizzate ed efficienti d’Italia ha creato valori condivisi a qualunque livello e, questa coesione è il vero segreto del successo. 

Qui si passa dai pantaloncini corti alla cravatta nel giro di pochi minuti. Il giovane presidente del Consorzio, nonché presidente della cantina sociale Kurtatsch, Andreas Kofler che avevamo visto la sera prima al gala, è arrivato in cantina con le “ciabatte da vigna” per portare il saluto dei produttori, ha mangiato un boccone al volo con noi e prima della seconda cena di gala è partito per 4 ore di sopralluoghi pre vendemmia: “mi sono svegliato alle 5:30, adesso mi metto le cuffie, un pò di musica e vado a vedere come stanno le uve”. 

Pragmatismo e amore della propria terra: Stefan Glassierhof, vestito con gli abiti tradizionali contadini è produttore e insegnante per le scuole, nonché guardiano della montagna. Il suo Lagrain 2017 freschissimo e agile, pieno di frutti rossi e spezie è una delle migliori interpretazioni che abbia mai assaggiato. 

L'amore che la comunità nutre per i propri vigneti e la proprietà di piccolissimi appezzamenti di cui ciascuno è responsabile direttamente è una formula perfetta. Il 70% dei produttori sono contadini che possiedono un ettaro o poco più che conferiscono alla propria cooperativa di appartenenza.

In questi casi l’enologo è come un direttore d’orchestra che cerca di mettere insieme le diverse parti e creare un’opera finale equilibrata e armoniosa. 

Al momento i produttori sono circa 5000 e gestiscono più di 5500 ettari di vigneto per una produzione di 40 milioni di bottiglie l'anno. E sono in vigneto ogni giorno, anche nel fine settimana, forti della loro solida tradizione centenaria che si tramanda di padre in figlio ma senza paura di usare le tecnologie più all’avanguardia.

Hanno lo sguardo fiero di chi ha un progetto in cui crede e quando la strada è definita, qualunque opportunità può essere portata a proprio favore. Sono tra le più antiche realtà produttive italiane quando parliamo di enologia moderna.

Non c’è da stupirsi della qualità ininterrotta che ogni anno ci troviamo ad assaggiare in questi ultimi vent’anni. Vini che a volte sembrano troppo buoni per essere veri, come un paesaggio descritto in una fiaba.

E con questo in mente, buttiamoci dentro agli assaggi.  Rimanente con noi per sapere quali sono i vini che abbiamo decantato e degustato - in un mondo fiabesco. Vini che non ci hanno deluso, solo stupiti!


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