Collio in italiano, Brda in sloveno, Cuei in friulano
La definizione della tradizione come «consuetudine trasmessa da una generazione alla successiva e quindi somma delle innovazioni che verificate nel tempo si sono rivelate sane e buone» fa con esiguo dubbio riferimento ai prodotti e alle preparazioni enogastronomiche che hanno ricoperto e spesso ricoprono ancora un ruolo importante nella dieta familiare e nelle abitudini alimentari di una popolazione. Tali realizzazioni in cui la stessa tradizione si mescola con il tipico l’autoctono l’endemico o addirittura l’indigeno riproducono un gioco al tempo stesso suggestivo e fuorviante ma pur sempre fondamentale per comprendere gli usi e costumi attuali.
Dove si trova il Collio?
In un pittoresco ma autentico quadro del genere dove è immensamente arduo individuare i limiti di tali sinonimi e i punti di vista il Collio celeberrimo territorio sviluppato attorno a Gorizia tra l’Isonzo e il confine sloveno si colloca a meraviglia. Un piccolo scrigno di bellezza incontaminata una cornice florida (senza la presenza di un capannone nel raggio di chilometri e chilo- metri) di una quiete impagabile da visitare per una sola e unica ragione: stare bene. La geografia l’ha posto (così come la sua regione odierna di appartenenza) nella soglia delle tre principali realtà etnico-linguistiche del continente europeo, latina, slava e germanica, le cui diverse identità storico-culturali nei secoli hanno alternato conflitto e dialogo, separazione e armonizzazione.
In qualunque modo lo si pronunci, Collio in italiano, Brda in sloveno, Cuei in friulano, «in den Ecken» in tedesco, si tratta assiduamente di amene colline che raggiungono al massimo i 270 metri slm, estendendosi nella zona pedemontana a sud delle Prealpi Giulie, a ovest di Gorizia fino a Cormòns e oltre.
Quali sono le caratteristiche geografiche del Collio?
Un fazzoletto di superficie protetto perciò a nord dalle montagne e aperto a sud ai benefici effetti del clima marino che propone terreni posizionati su substrati di flysch (meglio conosciuto come ponca) arenario marnoso di origi- ne eocenica. Lo contraddistingue una forma a mezzaluna di circa 1.500 ettari dall’ondulato incedere, stavolta non troppo fertile, ma altrettanto prestigiosa, disegnata dal tempo e dalla mano dei vignaioli, in un susseguirsi di cro- matiche sfumature verdi, sospese d’incanto tra cielo e terra. Collio, ovvero patria dei bianchi, amatissimi dall’Europa centrale che già nel ’700 viveva il vino come bene di lusso e in esso desiderava trovare il simbolo del paese di provenienza, il sole: il vino bianco dorato, dolce, carico di sensazioni olfattive mediter- ranee lo trasportava, infatti, in quell’ambiente di pura estasi. Già, un paesaggio che descrive il risultato dell’incontro di genti provenienti dalla penisola balcanica, dall’Europa centrale, dal mare e che porta i segni dell’eleganza veneziana da associare al rigore degli Asburgo e al fascino della Belle époque.
Quali sono le cantine del Collio?
Dunque la storia di questi luoghi ha forgiato lo spirito dei suoi abitanti, che continuamente hanno affrontato guerre e calamità naturali, restando uniti, definendo i tratti di un’iden- tità locale e regionale oltremodo solida. Così come tre importanti personaggi del vino friulano, accomunati da una bella amicizia e da un profondo senso del dovere: Valneo Livon (Livon), Roberto Felluga (Russiz Superiore) e Loretto Pali (Castello di Spessa). Nel lungo e piacevole discorrere, è interessante notare come la loro cultura contadina abbia assunto le sembianze di una cultura imprenditoriale, senza perdere i vantaggi dell’origine: semplicemente il corretto orgoglio di appartenere a una zona feconda per far crescere le proprie viti e magari le proprie idee.
Tre personalità differenti, passionale e accogliente (Valneo), filosofo e innovativo (Roberto), intuitivo e pragmatico (Loretto), che si incrociano nelle sfide a cui sono convocati, è cioè quelle piene di insidie rappresentate dalla globalizzazione dei mercati, dei modelli, dei consumi, dei gusti uniformati dalle regole e dalle formule delle produzioni industriali.
Dove Mangiare nel collio?
A noi si è aggiunto, pertanto nella sua tavola, Josko Sirk, energico e colto proprietario del Ristorante La Subida, autentico centro per il turismo verde (via Subida 52, Cormons, Gorizia, www.lasubida.it) nonché sopraffino produttore di aceto ed esperto cacciatore. Un desinare che si è rivelato qualcosa in più di un’ottima degustazione di cibo e vino: una convivialità in cui si sono toccati vari momenti di storia vissuta delle varie famiglie coinvolte, italiane e slovene che fossero, a tratti commoventi a tratti impressionanti, comunque densi di significato per tutti i commensali. A testimoniare, ancora una volta, al cospetto di chi risiede in ogni frontiera, come diceva Mario Soldati, quell’impagabile sensazione di libertà, parziale e passeggera, ma non illusoria, di cambiare o anche solo di poter cambiare.