LAGO DI GARDA ED I SUOI INTORNI
Qualcuno sostiene che le persone che nascono sui laghi, forse perché respirano dei colori e dei profumi particolari, abbiano in sé l’essenza dell’armonia. Ci mancherebbe, ogni morfologia terreste presenta una propria peculiarità, che indubbiamente si riflette nell’animo e nei comportamenti delle persone, ma ci piace pensare che il lago suggerisce, più di ogni altra circostanza ambientale, un mix alquanto rilassante di equilibrio e proporzione.
Il Lago di Garda, il più grande di tutta Italia, ne è una congrua rappresentazione. Frutto di un’azione combinata di vari fattori (glaciale, fluviale e tettonica), tale bacino, detto anche Benàco (di possibile origine indoeuropea con il significato di “fortemente addentrato”) occupa un lungo e ampio solco fra la Lombardia a ovest, il Veneto a est e il Trentino a nord. Un paesaggio assai vario, ora disteso, ora mosso e selvaggio; sempre e comunque di notevole ordine e suggestione.
Vi corrono le acque di intenso azzurro e i colori delle vegetazione: un habitat mediterraneo, consentito da un clima eccezionalmente mite per la latitudine. L’ulivo domina così come gli agrumi (su tutti i cedri - vedi la celeberrima cedrata Tassoni - già coltivati sulla riva bresciana in serre a gradinata dai fitti pilastri di pietra) accompagnati da una flora speciale, ricca di specie rare, arricchita da oleandri, agavi e palme. Insomma, uno specchio d’acqua di storia e benessere, che si mostra nel suo meraviglioso circondario di luminosità e colori naturali, protraendosi ininterrottamente da tempi immemori.
APPARE IL VALTENESI ROSE'
E’ qui che nel 1896, sulla sponda bresciana di Salò, viene codificato per la prima volta il procedimento produttivo del Chiaretto, la cui genesi s’incrocia ad una intrigante storia d’amore tra il Senatore veneziano Pompeo Molmenti (eccellente passionario di enologia) e la nobildonna Gardesana Amalia Brunati.
Siamo in epoca post filosserica, in un momento in cui tutta la viticoltura europea attraversa una fase di gran rinnovamento e i profili del terreno verificano che in quelle zone sussistono 40-50 cm di fertilità, quindi ghiaia, per poi arrivare a un massimo di 40% di argilla. Per il brillante senatore sorge dunque l’opportunità di intensificare la propria dedizione al vino e alla vinificazione, in virtù anche delle nozioni apprese in Provenza a proposito dei rosé e di cimentarsi in questo modo in una nuova e pimpante avventura. E voilà, il Valtènesi Chiaretto, un nettare autentico, dove il vitigno principale è rappresentato dal Groppello, mentre le uve complementari, in ordine di importanza, sono costituite dal Marzemino, dalla Barbera e dal Sangiovese.
I SEGRETI DEL ROSE'
L’arcano sta tutto nelle esigue ore di contatto tra il mosto e le bucce delle uve rosse vendemmiate, seguito dal rito della svinatura notturna. L’ enologia ha così l’obbligo di condensare in brevissimo tempo tutto il suo expertise, per evitare di perdere l’identità del legame tra il valore del terreno e quello che gli addetti ai lavori definiscono “origine”. In altre parole, la vivacità e l’indole del territorio. In più, la cantina ha soprattutto il dovere di non vanificare una raccolta ad hoc, a temperature fredde (possibilmente al mattino presto), quando l’uva raggiunge la perfetta maturità fenolica.
Lavorare per scaricare il colore, lavorare per estrarre dalla buccia il carattere: questo il fascino del vino rosa! Perché quando hai perplessità sulla tonalità stessa, allora vuol dire che hai svolto un’ottimo compito. Una nuance smisuratamente seducente, affine al petalo del fiore simbolo della purezza e della verginità; dall’aroma fresco, intenso e fragrante; tratteggiato da una sapidità accentuata al palato, un fondo salino e cenni lievemente ammandorlati.
IL MONDO MODERNO DEI VINI CHIARETTO
Espressione dunque di una rigorosa interpretazione della storica enologica della Riviera del Garda, il Valtènesi Chiaretto è un vino “da viticoltura” che vede tra i suoi migliori interpreti Avanzi, Cà dei Frati, Cà Maiol, Bulgarini, Costaripa, La Basia, Le Chiusure, Pasini San Giovanni, Tenute del Garda, Selva Capuzza, Conti Thun, Pratello e Scolari. Assolutamente non semplice da produrre, ma non perché il mercato si presenti particolarmente esigente o perché l’uva non consenta di fare un grande vino rosso; semplicemente poiché si tratta di un’attenta coltivazione della vite dedicata a questa specifica tipologia.
Un vino che simboleggia appieno il concetto della vocazionalità; un vino che funge da antidoto al formalismo e alla banalità; un vino capace - in parecchi casi - di acquisire armonia, eleganza e complessità nel corso degli anni a venire e, the last but not the least, un vino che consente allo chef la libertà di interpretare la materia come gli pare.
Per avere ancora più approfondimenti sulla zona della Valtènesi, il giornalista enogastronomico di Mamablip, Andrea Grignaffini, esplora la regione e ci dà alcune meravigliose informazioni sulla Valtènesi e su cosa rende i suoi vini così speciali. Andate al Blog di Mamablip per altri articoli sul vino - espanda pure la tua know-how sul vino italiano oggi con i nostri esperti!
Date un'occhiata alla pagina del Consorzio della Valtènesi per saperne di più su ciò che questa associazione sta facendo per promuovere i vini della Valtènesi in tutta Italia e nel mondo.
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