Cos'è Ben Ryé?

Scopri perché il vino Ben Ryé Sweet Passito è amato dagli amanti del vino Donnafugata. Un perfetto vino da dessert e dolce anche per chi non ama i vini dolci.

Di Francesca Ciancio
Feb 24, 2021
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Spesso i vini icona sono il frutto di profonde storie d'amore per il territorio in cui prendono forma. È un po' come se avessero già un destino segnato dal successo, tale è la volontà investita per farli nascere. Giacomo Rallo ha sempre amato e frequentato Pantelleria per la caccia, passione che poi negli anni è sparita, per lasciare spazio al mare e alla pesca. E al vino passito.

I Rallo in Sicilia erano già conosciuti per il Marsala e anche per un passito, già prodotto a Pantelleria nella metà degli anni ‘50 del secolo scorso. L’azienda che è poi diventata nota come Cantine Donnafugata ha quindi un legame saldo e antico con la piccola isola siciliana. Giacomo e suo padre andavano a caccia di conigli e di uccelli di passo, ma hanno sempre compreso l’anima agricola di questo vulcano spento tra Africa e Italia.
 

 

COME NASCE UN MITO IN BOTTIGLIA

Antonio Rallo, attuale Ad dell’azienda nata nel 1983, ha seguito le passioni paterne, dedicandosi al mare e all’agricoltura. Si può dire che è cresciuto con il Ben Ryé, prima annata 1989 – e ne è diventato il padre agronomico ed enologico. Se glielo si chiede difficilmente dirà che è il suo preferito – per non fare un torto alle altre etichette – ma con questo passito Antonio Rallo ha un rapporto speciale.

Innanzitutto perché è il suggello del suo amore per Pantelleria: “È un’isola che crea contrasti – racconta l’imprenditore – ti cattura subito o puoi odiarla immediatamente. Ho amici che hanno comprato casa il giorno dopo essere atterrati e amici che sono scappati con il primo aereo disponibile. Ma questa è l’anima dei posti vulcanici, o ti strega o ti spaventa. A me ha stregato”.

La nascita dell’azienda a fine anni ‘80 sull’isola è anche un po’ frutto del caso. Antonio ricorda che le mire erano sull’Etna – quindi torna il fascino del vulcano – ma nei primi anni ‘80 una grossa eruzione spazzò via l’azienda a cui la famiglia Rallo era interessata. Il destino spingeva dall’altra parte della Sicilia.

“Da subito è iniziato un lavoro intenso, faticoso ma bellissimo – spiega Antonio – a cominciare dal ripristino dei muretti a secco, risollevati e ricostruiti pezzo dopo pezzo, fino ad arrivare a quaranta chilometri di estensione complessiva.

Fino al 2006, anno della costruzione della cantina sull’isola in contrada Khamma, tutto il necessario arrivava da Contessa Entellina – il cuore operativo di Donnafugata, ndr – con un dispendio di risorse umane ed economiche incalcolabile. Per giunta per realizzare un vino, un passito, che non era tra le etichette più in voga in quel periodo.

Ricordo il lavoro di promozione fatto dai miei genitori Giacomo e Gabriella, giravano il mondo per far conoscere il Ben Ryé, regalando bottiglie a ogni angolo del pianeta. Posso dire che nei primi anni un terzo della produzione è andato via così, in omaggio”.
 

 

IL VINO DOLCE CHE PIACE A CHI NON AMA I VINI DOLCI

Intanto il lavoro sull’isola va avanti. Nel 1999 viene recuperata una vigna di Zibibbo con diverse piante a piede franco (non innestate), sopravvissute alla fillossera e con oltre 100 anni di età. Viti uniche, più sane e longeve delle piante innestate, capaci di resistere molto bene alla siccità, al calcare e alla salinità, con un ottimo equilibrio vegeto-produttivo.

Nel 2010 vengono impiantati trentatré biotipi di Zibibbo provenienti da diverse aree del Mediterraneo (Spagna, Francia, Grecia e Italia meridionale), creando un campo sperimentale dedicato a quest’uva unico al mondo. Intanto c’è anche il recupero degli ulivi centenari della cultivar Biancolilla, alti poco più di un metro e capaci di coprire una superficie di più di trenta metri quadrati.

Ad oggi gli ettari sono sessantotto divisi in quattordici contrade, con un’altimetria che varia dai venti ai quattrocento metri: “Ecco uno dei motivi del successo del Ben Ryé – sottolinea Rallo – la varietà altimetrica ed espositiva dei vigneti.

Possiamo raccogliere uve dalla diversa acidità e dal diverso grado zuccherino anche in stagioni particolarmente secche o umide. È un po’ come se il vigneto si auto-regolamentasse e noi grazie agli assemblaggi di queste diverse partite possiamo creare il vino che in tanti apprezzano: un passito che arriva ad avere 200 grammi di zucchero per litro ma che non risulta mai stucchevole, che ha un’acidità spiccata e che soprattutto mantiene integri gli aromi dell’uva passa, dolce e intensa ma senza rinunciare alla freschezza del Moscato di Alessandria”.
 

 

IL LAVORO DI SQUADRA NONOSTANTE IL COVID

Non bisogna pensare alla montagna per parlare di viticoltura eroica. Qui la si pratica stando piegati in giornate spesso caldissime e ventose. L’alberello pantesco – dichiarato Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2014 – cresce basso e infilato in conche di sabbia e poco terreno.

Il lavoro di manodopera è elevato non solo durante la vendemmia, ma anche nella fase di appassimento naturale sui graticci e di sgrappolatura manuale degli acini.

“È una sfida che si ripete ogni anno – continua il viticoltore – perché  per definizione un vino dolce non è equilibrato. In ogni cento litri di mosto vanno settantacinque chili di uva passa. Una proporzione gestibile solo grazie al fatto che l’uva coltivata in altezza dona piacevolezza e freschezza.

Ecco come il Ben Ryé è diventato un vino icona, un vino dolce amato anche dai non appassionati del genere, questa credo sia la vittoria più grande”.

Ad oggi la produzione si attesta intorno alle ottantamila bottiglie. Nelle annate migliori si è toccato il tetto delle centomila, ma non sono mancate le annate magre con 40mila etichette.

L’ultimo millesimo, il 2020, passerà però alla storia per l’incidenza della pandemia sul lavoro: “Il Ben Ryé - conclude Rallo – nasce da un profondo lavoro di squadra e confesso di aver temuto per la buona riuscita della vendemmia: avere un team di ottanta/novanta persone che lavora contemporaneamente è stato complicato nella gestione dei protocolli di sicurezza ma anche nella cancellazione di pranzi e cene che siamo abituati a condividere.

Abbiamo rinunciato a un po’ di socialità, ma l’annata è stata generosa e ha ricompensato l’impegno di tutti”.

 

Siete ispirati dal racconto dei vini Ben Ryé di Donnafugata e dalla loro produzione artigianale?  Visitate la pagina profile di Donnafugata per imparare tutto sulla loro azienda.  Il team di Mamablip adora le selezioni di vino di Donnafugata, quindi visitate ora la nostra vetrina per consultare la lista completa dei nostri vini Donnafugata preferiti. 

Per un'esperienza guidata, non mancate alla video lezione di Filippo Bartolotta che ci racconta la storia di Donnafugata, mentre ci prepariamo insieme a Filippo a conoscere meglio i vini di Donnafugata - restate sintonizzati per altri video di degustazione di Donnafugata con Filippo che ci fa da guida.

Volete ancora saperne di più su questa meravigliosa azienda vinicola siciliana a conduzione familiare?  Non perdetevi l'articolo di Lele Gobbi, Donnafugata: Vino, Arte, Musica e Tanto Altro Ancora, per saperne di più su questa meravigliosa azienda vinicola del Sud Italia.

 

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