Vini dell'Etna

Scopri i vini della Sicilia orientale alle pendici dell'Etna. Esplora la regione vinicola vulcanica della Sicilia che ospita innumerevoli vini interessanti e deliziosi.

Di Filippo Bartolotta
Apr 12, 2021
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PERCHÉ LA ZONA DI ETNA È COSÌ PERFETTA PER I VINI?
 

Mentre mi accingo a preparare la degustazione sull’Etna DOC, proprio ora che inizio a scrivere, scorrono le news di una nuova eruzione dell’Etna, il più grande vulcano attivo in Europa.  

Chi non conosce da vicino gli abitanti di zone vulcaniche non può capire come sia possibile abitare così vicino a un luogo in cui la terra erutta magma incandescente e ceneri densissime. Eppure tutte le più importanti civiltà come quella Etrusca o Greca hanno sempre scelto di insediarsi proprio nelle terre vulcaniche.

Il motivo principale è la fertilità. I vulcani attivi in particolare rinnovano la dote di minerali dei suoli circostanti. Lo fanno semplicemente attraverso le ceneri che entrano nel terreno come una sorta di aerosol, rilasciando lentamente il loro potere nutritivo anche dove ci sono già coltivazioni.

Inoltre laddove si è creta una colata lavica, una sciara, dopo un centinaio di anni la lava si disgrega. Lì è possibile fare agricoltura. Su queste sciare disgregate nascono nuove aziende agricole e quindi nuove zone vitivinicole, chiamatecontrade”.
 

 

QUAL È IL RUOLO DEL CONSORZIO DELL'ETNA DOC?

Dal 2011, il Consorzio dell’Etna DOC consente l’inserimento delle contrade in etichetta. Soltanto un altro territorio in Italia ha questa facoltà di inserire queste “menzioni geografiche aggiuntive” - una sorta di crù (vigneti singoli) da cui provengono le uve - il territorio delle Langhe, in Piemonte.

Nelle Langhe si producono il Barolo e il Barbaresco entrambi dal vitigno del Nebbiolo. E in tanti, cercando di descrivere l’Etna, fanno riferimento ad alcuni caratteri dei rossi a base di Nebbiolo.

Da qui si sente spesso parlare di Borgogna anche se a dire il vero sull’Etna manca completamente la matrice calcarea che ha reso famosi i Pinot Noir di Borgogna.

Tuttavia non possiamo non notare alcune similitudini tra Nebbiolo, Pinot Nero ed il principale vitigno rosso dell’Etna, cioè il Nerello Mascalese. Le similitudini riguardano principalmente la difficoltà di produzione di queste uve nessuna delle quali è tecnicamente la migliore, ma che in tutte e tre i casi hanno la capacità di essere "vitigni tornasole”.

Cioè tutti e tre riescono a riflettere con una fedeltà rara le peculiarità del luogo di origine, della composizione dei suoli, della giacitura, dell’altitudine e dell’esposizione. Da qui nasce il concetto di crú capito già nel 1300 dai monaci cistercensi in Borgogna, detto “sorì” dai contadini piemontesi nell’800 e “contrada” in questi ultimi 10 anni sulla’Etna.

 

LA STRUTTURA ODIERNA DELLA REGIONE VINICOLA DELL'ETNA

Oggi si contano 133 contrade, tante quante sono, curiosa coincidenza, le chiese di Catania (ne ho contate 134).  In tanti si chiedono se sia veramente possibile riconoscere questi vigneti singoli in un assaggio alla cieca.

La risposta: è ancora troppo presto. Certo ci sono alcune contrade storiche in cui si possono riconoscere più facilmente alcuni tratti, ma è ancora troppo presto per una mappatura organolettica delle 133 contrade, anche perchè non abbiamo un record storico di assaggi che ci consenta un’analisi ed un confronto approfondito.

Oltretutto al momento almeno il 20% delle contrade deve ancora essere delimitata geograficamente, manca un riferimento di altitudini, tipologia dei suoli e composizione ampelografica. Il Consorzio sta facendo passi da gigante e con quasi l’unanimità dei voti verso una mappatura completa, come conferma il direttore Maurizio Lunetta. Nel frattempo possiamo goderci questi vini straordinari tenendo conto di un riferimento geografico più macro rispetto alle contrade ma estremamente intuitivo e facile da riscontrare nei calici: i versanti.
 

 

CARATTERISTICHE DELLA REGIONE VINICOLA DELL'ETNA SETTENTRIONALE

Il vigneto etneo cinge la montagna (già dimenticavo quasi, qui il vulcano è donna e si chiama ‘A Muntagna) come un ferro di cavallo partendo da nord dal comune di Randazzo, prosegue passando da Castiglione di Sicilia fino a Linguaglossa e Piedimonte Etneo.

Qui si coltiva oltre il 60% delle vigne: soltanto i primi due comuni citati contano 71 su 133 contrade!

La zona è fredda con le altitudini massime più basse della denominazione (si arriva a toccare gli 800 m. slm).  I venti di Maestrale arrivano a rinfrescare le estati ma sono smorzati quando troppo forti dalla catena montuosa delle Nebrodi. Piove abbastanza ed i terreni riescono a ritenere l’acqua per le estati più siccitose.

I vini tendono a mostrare un carattere forte, una bella struttura, longevità e freschezza. Si coltiva prevalentemente il Nerello Mascalese. Anche il Carricante sta dando grandi soddisfazioni per i bianchi, come racconta Francesco Cambria di Cottanera.

Su questo versante è possibile sciare gettando lo sguardo verso est sul mare Ionio.
 

 

DNA DELLA REGIONE VINICOLA DELL'ETNA ORIENTALE

Il mare nella sua completezza lo si gode dal versante est. Quasi che la natura sentisse la necessità dell’uomo di poter abbinare qualche bianco con il pesce, qui si coltivano a maggioranza uve a bacca bianca.

Il comune di Milo è l’unica area dove è possibile produrre Etna Bianco Superiore in cui la percentuale minima di Caricante è l’80% (nell’Etna Bianco la percentuale minima di Caricante è il 60%).

La vigna etnea è terrazzata al 70%! I terrazzamenti a secco, tutti fatti a mano con pietra lavica nera, contrastano la lucentezza delle giornate che godono il sole più delicato dell’alba.

La vite è coltivata ad alberello. Gli impianti sono bassi per difendere le piante dal Grecale che soffia fortissimo portando limpidezza, trasparenza e tanta sapidità al vino. Uno dei segreti dell’intensità e del sapore di questi vini poi sono le escursioni termiche estreme che qui possono raggiungere i 30°C nell’arco della stessa giornata!

Scendendo nella zona Est, attorno i comuni di Trecastagni, Viagrande e Pedara, il paesaggio si fa surreale, a tratti lunare, punteggiato da piccoli coni eruttivi estinti trai qualche centinaio e qualche migliaio di anni fa. Le origini dei suoli etnei non si misurano in milioni di anni come in altre aree vinicole ma sono legate alle eruzioni. Qui immaginatevi le vigne arrampicate su questi coni, alcuni terrazzati, altri con pendenze del 40% cioè praticamente dei muri! È una viticoltura eroica, estrema.

“Qui - come ci dice il produttore Seby Costanzo - se raccogliete sul lato ovest del cono sul Monte Ilice, il Nerello prende un’ora di sole in meno al giorno che non consente più di avere colorazione sufficiente per fare un vino rosso e dunque si fa rosato”.

È un versante impegnativo, spesso battuto da piogge intermittenti in epoca di vendemmia. Nonostante le difficoltà i vini tendono ad essere molto raffinati, più scarichi di colore e trasparenti, ma non per questo meno intensi e soprattutto dotati di un’acidità che quasi ricorda i vini bianchi, riflettendo i pH delle altitudini importanti. Qui si sfiorano i 1000 m, l’altitudine massima della DOC, ma ci sono anche vigne che toccano i 1300 m!
 

 

ELEMENTI DELLA REGIONE VINICOLA DELL'ETNA MERIDIONALE

Anche a Sud si trovano vigneti su vette importanti, ma ciò che caratterizza maggiormente i vini di questo versante è il caldo portato dallo Scirocco e l’assenza della lucentezza che il mare dona sugli altri versanti. Qui i vini tendono ad essere più Siciliani, se vogliamo.

Si dice che
l’Etna sia un’isola nell’isola. Ecco, qui siamo di fronte a rossi più caldi, dolci, colorati e maturi.

Il campione che avevamo in assaggio era in realtà di grande equilibrio gustativo, molto dolce e godibile, sembrava riflettere chiaramente i tratti dell’annata in degustazione, la 2018, che mostra alcune facce della generosità dei frutti piccoli rossi come le fragole di bosco, le erbe mediterranee essiccate, alcuni tratti balsamici ed un gusto inconfondibile che si sente passeggiando in un agrumeto in fiore.

Bocca dolce ma sapida con una facilità nella bevibilità da renderlo un compagno straordinario delle tavole sia di carne che di pesce.
 

 

COME SI PRESENTA COMPLESSIVAMENTE LA REGIONE VINICOLA DELL'ETNA DOC?

Aldilà delle diversità di versanti e contrade che interessano cosi tanto sommelier e grandi appassionati per le loro differenze caratteriali, l’Etna DOC è una denominazione che sta appassionando tutti al punto che gli ettari vitati sono raddoppiati da 600 a 1200 negli ultimi dieci anni.

E così è successo con il numero di produttori, passato da poco più di 50 a 140. Qualcuno dice: è la moda dei vini vulcanici caratterizzati da suoli che danno un sapore minerale, affumicato e vulcanico ai vini.

Abbiamo visto però che l’Etna è molto di più. Siamo su un vulcano di 3300 metri al 38° parallelo dove troviamo il ghiacciaio più a sud d’Europa, dove la mattina si scia ed il pomeriggio si fa il bagno al mare.

Infine un dettaglio notevole: grazie alle sabbie vulcaniche qui troviamo ettari interi di vigneti pre-filossera, quindi antichi anche quasi 200 anni. Siamo nel vigneto più antico del continente.

Il Nerello Mascalese poi è presente in un numero infinito di popolazioni, garantendo una biodiversità straordinaria.

Il suo compagno più famoso è il Nerello Cappuccio che sa regalare più morbidezza e dolcezza anche se qualcuno lo considera “ ‘a camurria”, una scocciatura per la difficoltà nell’allevarlo.

Sull’Etna tutto sembra difficilissimo eppure quando parli con qualunque produttore non vedi che gioia, orgoglio e determinazione. Vedi la gioia di chi finalmente può imbottigliare il proprio vino anziché vendere lo sfuso nelle navi cisterna che partivano ogni giorno dal porticciolo di Riposto verso porti del nord.
 

 

L'ORGOGLIO E LA GIOIA DEI PRODUTTORI DI VINO ETNA

L’orgoglio di chi sente l’eredità di una cultura millenaria in cui il gesto di potare l’alberello o sistemare i muretti a secco si accompagna a quello della pigiatura nei palmenti che già nel ‘600 furono intelligentemente costruiti come una moderna cantina a gravità.

Emerge la determinazione di chi, nonostante la paura sottesa e le difficoltà che comporta vivere su un vulcano attivo, riesce a prendere sempre il meglio di quello che ‘A Muntagna sa offrire.


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