La Marca del Consumatore - ne hai mai sentito parlare?

In che modo The Consumer Brand è unico nei servizi farm-to-table? Indaga su come puoi far parte di questo movimento di richieste di cibo e vino guidato dal consumatore.

Di Francesca Ciancio
Jan 25, 2021
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IL PRODOTTO LO MANGIO E LO CREO IO, LA STORIA DE LA MARCA DEL CONSUMATORE

 

Il prossimo prodotto in commercio saranno le uova, da pochi giorni sugli scaffali c’è il pomodoro in barattolo, mentre il via l’ha dato la pasta. Sono beni di consumo alimentare no logo, ovvero un marchio ce l’hanno ed è quello della “Marca del consumatore”, un movimento nato in Francia al grido piuttosto rivoluzionario di “Chi è il padrone?”. Sono trascorsi appena quattro anni, ma il progetto “C’est qui le patron ?!” ha raggiunto risultati strabilianti.

L’antefatto è questo: nel 2016 in piena crisi del latte a causa delle quote europee, Nicolas Chabanne lancia l’iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di riconoscere agli allevatori il giusto prezzo d’acquisto. Gli rispondono oltre 10mila consumatori che, per la prima volta, accedono a informazioni che di solito non sono di dominio pubblico, come il costo della materia prima o le retribuzioni dei diversi protagonisti della filiera. Nasce il Latte dei Consumatori, le cui vendita schizza da subito arrivando a 160 milioni di litri in tre anni.

 

OLTRE LA FRANCIA, I PASSI IN AVANTI DE LA MARCA DEL CONSUMATORE

 

Dopo quattro anni, il movimento si è affermato in dieci paesi e in tre continenti. L’Italia arriva nel 2019 e l’associazione è coordinata da Enzo Di Rosa, agricoltore da quattro generazioni con l’azienda di famiglia, pioniere in Italia nel biologico, oggi completamente dedito  a questa che lui definisce la più sensata rivoluzione agricola immaginabile.

“In piena pandemia – ci spiega Di Rosa – sono arrivate sugli scaffali dei supermercati Carrefour le confezioni di pasta a marchio Marca del consumatore - le tre tipologie più vendute, spaghetti, fusilli e penne – ora è la volta dei pomodori e tra qualche mese toccherà alle uova”.

Ma qual è il plus di questi prodotti? “È l’idea diventata realtà che i consumatori sono parte attiva di quello che comprano e mangiano. Fanno valere il loro potere d’acquisto, decidendo quali prodotti sviluppare e secondo quali regole – qualità, tecniche di produzione in campo e in opificio, remunerazione dei produttori, scelta delle materie prime, rispetto delle tutele dei lavoratori – compilando un questionario che noi come movimento elaboriamo e mettiamo in rete. Raccolti i dati, si  lavora ai disciplinari e si contattano le realtà produttive che riteniamo poter essere interessate”.

Con la pasta è andata esattamente così: una community italiana di circa seimila membri – i soci al momento sono un centinaio – ha chiesto un prodotto fatto con 100% di grano duro italiano, proveniente da agricoltura sostenibile, trafilato in bronzo, imballato in carta riciclabile e con un giusto prezzo, pari a 1,07 euro al pacco.

L’apripista è stato il pastificio trevigiano Sgambaro che si è riconosciuto appieno nel progetto. L’investimento pubblicitario è pari a zero, il passaparola viaggia sui social e i soci hanno il compito – pandemia permettendo  - di veicolare il messaggio presso i punti vendita.
 

UN PO’ DI NUMERI PER COMPRENDERE L'INIZIATIVA

Questa sorta di democrazia partecipativa dedicata al paniere della spesa ha fatto sì che il grano venisse remunerato 400 euro a tonnellata, ovvero 35 per cento in più rispetto al prezzo medio di mercato.

Inoltre – continua il coordinatore – abbiamo garantito il prezzo bloccato per i prossimi tre anni e costituito due fondi, uno in favore della conversione biologica delle aziende agricole, l’altro da destinare a famiglie in difficoltà economiche.  Al movimento va il 5 per cento del prezzo di vendita, necessario a coprire i costi di gestione”.

La trasparenza è alla base dell’iniziativa e sul sito infatti è possibile controllare dove vanno a finire gli incassi. Per tornare ai numeri, in Italia, siamo ancora lontani dalle cifre dei cugini francesi che hanno in paniere 35 prodotti forniti da 9mila imprese e acquistati da oltre 14 milioni di persone in 12mila negozi.

Oltralpe – spiega Di Rosa – i prodotti La marca del consumatore sono diffusi anche nelle scuole, nelle mense, nei piccoli negozi ed è recente l’arrivo nelle case di riposo per anziani. In Italia per ora ci sono i punti vendita Carrefour, ma per il futuro pensiamo a una circolazione europea e internazionale del prodotto, a un network con cui distribuire le varie eccellenze sviluppate nei singoli paesi.

Per fare un esempio, perché non portare la nostra pasta in Grecia e ricevere noi lo yogurt a marchio “Chi è il padrone?!” che, tra l’altro, a detta dei locali, pare essere tra i migliori in circolazione?


Se ti è piaciuto seguire Francesca mentre esplora il mondo delle tendenze di mercato orientate al produttore e al consumatore, assicurati di controllare gli altri pezzi di Francesca in esclusiva nell'archivio del Mamablip Blog.  Dai un'occhiata all'opinione di Francesca su dove trovare il panettone artigianale più sostenibile del 2020 - potresti voler già muoverti per le forniture per le vacanze invernali del prossimo anno!

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